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RESTIAMO UMANI
via Raffaello 37 - I 57025 -
Piombino LI
Io
che non credo alla guerra,
non voglio essere seppellito
sotto nessuna bandiera.
Semmai vorrei essere
ricordato per i miei sogni.
Dovessi un giorno morire –
fra cent'anni – vorrei che
sulla mia lapide fosse
scritto quello che diceva
Nelson Mandela: "Un
vincitore è un sognatore che
non ha mai smesso di
sognare".
Vittorio Arrigoni:
un vincitore.
A motivo delle difficoltà organizzative derivanti dalla recente
normativa concernente l'associazionismo, con il sofferto
consenso dei soci, sciogliamo l'Associazione "Restiamo Umani",
mantenendo attivo il sito web, attraverso il quale rendiamo
pubblica la nuova situazione.
Lo comunicheremo al Comune di Piombino, affinché l'Associazione
non compaia più nell'elenco riportato sul quel sito web
istituzionale.
In attesa di ritrovarci nelle piazze, un abbraccio pieno di
affetto a tutti e a tutte! Paolo Gianardi
Intervento a titolo personale di Paolo Gianardi Anche nel nome di alcune belle amicizie personali,
riaffermo la mia commossa solidarietà fraterna al popolo
ucraino, schiacciato dall'invasione russa: così come a
quello palestinese, per fare un esempio che mi interroga da
decenni, al quale giustamente il governo italiano non invia
armamenti. Dopo avere sottoscritto a Piombino la piattaforma
avanzata meritoriamente ancor prima dell'invasione dalla
Rete solidale e antirazzista, nei giorni scorsi, insieme a
uno schieramento che va da Fratelli d'Italia a Leu, in
Parlamento il M5S e il Pd hanno votato l'invio di armi al
governo ucraino, in sintonia con la Nato e l'Ue, a mio
modesto parere in violazione dell'art. 11, Costituzione
della Repubblica. Ma la piattaforma sottoscritta a Piombino
recita fra l'altro: "...Da un lato il cosiddetto Occidente
vuole “mantenere la supremazia”, come hanno scritto
recentemente i capi di stato dei paesi Nato. Dall’altro la
Russia, recuperando la sua antica vocazione imperiale, vuole
essere riconosciuta come superpotenza... Condividiamo quindi
l'appello del Movimento Pacifista Ucraino: ...'Chiediamo la
riduzione e il disarmo globali, lo scioglimento delle
alleanze militari… di sancire la neutralità del nostro Paese
con la Costituzione dell’Ucraina...' ... Con Cgil Cisl Uil,
'chiediamo a tutti gli Stati membri dell'Ue, alle
istituzioni europee, ai nostri vicini in Europa e alle altre
parti interessate di prendere iniziative urgenti e
significative da una posizione di neutralità attiva...
chiarendo la loro indisponibilità a sostenere interventi
militari'. A UE e Italia noi chiediamo di impegnarsi su
questa via, a cominciare dallo stop al commercio delle armi
e dalla riconversione al civile delle fabbriche di ordigni
bellici, garantendo il diritto al lavoro degli addetti."
Quindi, nessun ulteriore allargamento della NATO né invio di
armi ai belligeranti. A questo punto mi domando se
l'adesione di M5S e Pd locali a questi precisi contenuti
debba ritenersi espressa in dissenso da M5S e Pd nazionali e
dai rispettivi gruppi parlamentari. Oppure se si tratti di
una furbesca operazione di politicanti, i quali
contribuiscono così a squalificare la politica, soprattutto
agli occhi dei giovani. Piombino, 4 marzo 2022 Anche nel
nome di alcune belle amicizie personali, riaffermo la mia
commossa solidarietà fraterna al popolo ucraino, schiacciato
dall'invasione russa: così come a quello palestinese, per
fare un esempio che mi interroga da decenni, al quale
giustamente il governo italiano non invia armamenti. Dopo
avere sottoscritto a Piombino la piattaforma avanzata
meritoriamente, ancor prima dell'invasione, dalla Rete
solidale e antirazzista, nei giorni scorsi in Parlamento il
M5S e il Pd hanno votato per l'invio di armi al governo
ucraino, in sintonia con la Nato e l'Ue, a mio modesto
parere in violazione dell'art. 11, Costituzione della
Repubblica, insieme a uno schieramento che va da Fratelli
d'Italia a Leu. Ma la piattaforma sottoscritta a Piombino
recita fra l'altro: "...Da un lato il cosiddetto Occidente
vuole “mantenere la supremazia”, come hanno scritto
recentemente i capi di stato dei paesi Nato. Dall’altro la
Russia, recuperando la sua antica vocazione imperiale, vuole
essere riconosciuta come superpotenza... Condividiamo quindi
l'appello del Movimento Pacifista Ucraino: ...'Chiediamo la
riduzione e il disarmo globali, lo scioglimento delle
alleanze militari… di sancire la neutralità del nostro Paese
con la Costituzione dell’Ucraina...' ... Con Cgil Cisl Uil,
'chiediamo a tutti gli Stati membri dell'Ue, alle
istituzioni europee, ai nostri vicini in Europa e alle altre
parti interessate di prendere iniziative urgenti e
significative da una posizione di neutralità attiva...
chiarendo la loro indisponibilità a sostenere interventi
militari'. A UE e Italia noi chiediamo di impegnarsi su
questa via, a cominciare dallo stop al commercio delle armi
e dalla riconversione al civile delle fabbriche di ordigni
bellici, garantendo il diritto al lavoro degli addetti."
Quindi, nessun ulteriore allargamento della NATO né invio di
armi ai belligeranti. A questo punto mi domando se
l'adesione di M5S e Pd locali a questi precisi contenuti
debba ritenersi espressa in dissenso da M5S e Pd nazionali e
dai rispettivi gruppi parlamentari. Oppure se si tratti di
una furbesca operazione di politicanti, i quali
contribuiscono così a squalificare la politica, soprattutto
agli occhi dei giovani. Dopo una prima decisione di mandare
solo equipaggiamenti difensivi, ieri anche l’Italia ha
deciso l’invio di “armi letali”- missili antiaereo,
mitragliatrici, armi anticarro -, contravvenendo alle legge
185 del 1990 che impedisce di mandare armi a un Paese
coinvolto in un conflitto. Un provvedimento che segue
decisioni analoghe di altri singoli Paesi europei e poi
dell’Europa intera, anche attraverso l’European Peace
Facility. L’Europa, che dovrebbe essere interessata più di
altri a far terminare il conflitto prima possibile anche per
contiguità territoriale, ha scelto chiaramente il ruolo che
vuole avere, ed è un ruolo militare, non diplomatico. Non ci
sono state missioni congiunte di negoziazione, non ci sono
state proposte di intermediazione unitarie, non si è provato
a immaginare scenari nuovi di dialogo e coinvolgimento delle
parti in conflitto nella costruzione di un futuro comune.
Quando la guerra è un’opzione possibile, diventa
immediatamente la prima, spesso anche l‘unica scelta dei
nostri governanti. Abbiamo avuto un’Europa dei mercati,
abbiamo oggi un’Europa delle armi, a quando l’Europa dei
diritti? L’invio di armi a sostegno dell’Ucraina è
presentato come un’azione di responsabilità verso un popolo
che resiste a un invasore. Rifiutiamo questa scelta che è di
fatto la decisione di prendere parte al conflitto, fornendo
i mezzi della guerra, anche se non ancora i soldati: pensare
di fermare la guerra inviando armi è come voler spegnere il
fuoco buttandoci sopra altra benzina. L’abbiamo visto in
tutti i conflitti in cui abbiamo lavorato: le armi
cancellano ogni possibilità di pace, non possono favorirla.
Finora l’unico orizzonte della discussione è stato quello
dello schieramento da una parte o dall’altra. I risultati di
questo orientamento sono già sotto gli occhi di tutti:
feriti negli ospedali, popolazione civile in fuga,
l’inasprirsi delle tensioni e del conflitto, fino a una
possibile escalation nucleare. Non c’è altra strada sensata
che tornare a negoziare, dobbiamo continuare a insistere
sulla via diplomatica. Non possiamo permetterci un’altra
guerra: è a rischio la sopravvivenza dell’intera umanità.
Per questo, aderiamo alla manifestazione “Europe for peace.
Cessate il fuoco” sabato 5 marzo a Roma, partenza alle ore
13.30 da piazza della Repubblica, arrivo e manifestazione
alle 14.30 in piazza San Giovanni in Laterano.
PIOMBINO,
SABATO 26 febbraio 2022, ORE 16.30, piazza Gramsci INCONTRO PUBBLICO (nel rispetto delle norme
anticontagio)
PACE IN UCRAINA, CONTRO TUTTE LE GUERRE
Tra i due litiganti il terzo muore. Il conflitto tra Usa
e Russia si sta facendo sempre più pericoloso per la
pace nel mondo e minaccia ormai la vita di milioni di
uomini e donne inermi ed estranei alle logiche di
potenza che si stanno dispiegando. Da un lato il
cosiddetto Occidente vuole “mantenere la supremazia”,
come hanno scritto recentemente i capi di stato dei
paesi Nato. Dall’altro la Russia, recuperando la sua
antica vocazione imperiale, vuole essere “riconosciuta
come superpotenza “. Questa guerra parla un linguaggio
che è estraneo all’umanità e al buon senso. Non
"facciamo il tifo", vogliamo impegnarci per la pace, con
la quale tutto è possibile, mentre tutto è perduto con
la guerra. Proviamo a farlo nel nome di Gino Strada,
contro tutte le guerre.
Condividiamo quindi l'appello del Movimento Pacifista
Ucraino: " Le persone del nostro Paese e dell’intero
pianeta sono in pericolo mortale a causa dello scontro
nucleare tra le civiltà dell’Est e dell’Ovest. Dobbiamo
fermare l’accumulo di truppe, l’accumulo di armi e
equipaggiamento militare in Ucraina e dintorni, il folle
lancio di denaro dei contribuenti nella fornace della
macchina da guerra invece di risolvere gravi problemi
socioeconomici e ambientali. Dobbiamo smettere di
assecondare i capricci crudeli dei comandanti militari e
degli oligarchi che traggono profitto dallo spargimento
di sangue.” “Chiediamo la riduzione e il disarmo
globali, lo scioglimento delle alleanze militari,
l’eliminazione degli eserciti e dei confini che dividono
le persone… di sancire la neutralità del nostro Paese
con la Costituzione dell’Ucraina. La guerra è un crimine
contro l’umanità. Pertanto, siamo determinati a non
sostenere alcun tipo di guerra e a lottare per
l’eliminazione di tutte le cause di guerra.”
Con Cgil Cisl Uil, "chiediamo a tutti gli Stati membri
dell'Ue, alle Istituzioni europee, ai nostri vicini in
Europa e alle altre parti interessate di prendere
iniziative urgenti e significative da una posizione di
neutralità attiva, per ottenere un'immediata
de-escalation della tensione e iniziare la ricerca di un
accordo politico negoziato nel rispetto della sicurezza
e dei diritti di tutte le popolazioni coinvolte,
chiarendo la loro indisponibilità a sostenere interventi
militari”. A UE e Italia noi chiediamo poi di impegnarsi
su questa via, a cominciare dallo stop al commercio
delle armi e dalla riconversione al civile delle
fabbriche di ordigni bellici, garantendo il diritto al
lavoro degli addetti.
promuove la Rete
solidale e antirazzista
adesioni pervenute
fino a questo momento: Anpi, Arci, Associazione A
Sinistra, Associazione Fraternità Parola e Vita,
Associazione politico-culturale Agorà Progetto Comune
Campiglia M., Associazione Rosa Parks Centro culturale
protestante Grosseto, Associazione Uniamo Suvereto, Cgil,
Circolo interculturale Samarcanda, Croce del Sud
Commercio equo solidale, Giovani comunisti, Gruppo Scout
Laici Cngei Piombino1, Legambiente, Partito della
Rifondazione comunista, Partito democratico, Presidio
G.Ambrosoli Libera contro le mafie, Pubblica Assistenza,
Sezione Soci Coop Piombino-Riotorto, Sinistra
anticapitalista.
Ulteriori adesioni pervenute dopo l'invio del comunicato
stampa: Art.1 federazione Livorno Piombino Val di Cornia
Elba; Rete Radiè Resch Venturina; Anpi Castagneto C.;
Associazione nazionale "Ruggero Toffolutti" contro le
morti sul lavoro; Associazione Marocchina Assalam
Piombino; Associazione Impegno Antiviolenza Castagneto
C. ; Associazione San Vincenzo De Paoli; Usb; Presidi di
Libera "Rossella Casini" di San Vincenzo/ Castagneto
Carducci e "Annalisa Durante" di Cecina; M5s Piombino;
Anpi S. Vincenzo.
La Rete
solidale e antirazzista ha
partecipato con profonda commozione
alla fiaccolata di giovedì 27 a
Venturina, per la valorizzazione
della memoria e contro ogni
discriminazione del " diverso" sulla
base di religione, orientamento
politico e sessuale, nazionalità,
lingua, aspetto fisico. Ne abbiamo
condiviso i contenuti fra i primi.
In particolare abbiamo apprezzato
che, mentre tutti insieme
abbracciavamo con affetto la vittima
dell'aggressione antisemita e i suoi
cari, si sia respinta la frettolosa
criminalizzazione delle ragazzine
che pure all'aggressione hanno dato
vita, a quanto sembra, puntando
invece sulla forza della memoria che
illumina il presente, unitamente
alla gioia dell'impegno personale
per gli ideali di umanità e
liberazione collettiva che scaldano
il nostro cuore.
Avremmo
apprezzato che, accanto alla memoria
precisa della Shoah e del recente
episodio locale, si nominasse pure
il razzismo "europeista" che
condanna migliaia di migranti alla
morte nelle acque del Mediterraneo e
a indicibili sofferenze lungo il
corridoio balcanico. Così non è
stato. In particolare, poi, siamo
rimasti scandalizzati dai toni e dai
contenuti dell'intervento registrato
dell’ambasciatore di Israele in
Italia. Insensibile ai millenari
valori universali dell'ebraismo,
questi ha esaltato le politiche
antipalestinesi dei governi di
Israele sulla base di un presunto
diritto divino, paragonando
strumentalmente i nazisti di ieri a
chi oggi è contrario a tali
politiche. L'ambasciatore non ha
esitato a rivendicare la repubblica
israeliana quale "Stato degli
ebrei", uno stato etnico, dunque:
l'ossequio nazionalista e razzista
alla legge del suo Paese del luglio
2018 non poteva essere più greve.
Sarebbe come dire che la minoranza
di lingua ed etnìa austriaca del
Sudtirolo-Alto Adige non è composta
da cittadini italiani al pari dei
toscani, bensì da persone di serie
B. Tanto più che sul territorio
israeliano gli arabi costituiscono
circa il 20% della popolazione.
Ci
auguriamo che la mancata reazione a
tali affermazioni dell'ambasciatore
israeliano, da parte delle autorità
presenti, sia stata dovuta a un
"impasse istituzionale" e al voler
mantenere il dibattito nell'ambito
delle finalità della fiaccolata. Per
conto nostro ne prendiamo
assolutamente le distanze. E
ricordiamo che è in corso
un'inchiesta internazionale dell'
ONU sulle violazioni dei diritti
umani commesse nei territori
palestinesi occupati da Israele.
Così come la Rete propose in piazza
nel maggio 2021, c’è solo un modo
per mettere fine alle violenze che
stanno insanguinando questa sponda
del Mediterraneo, il mare su cui
affaccia anche l'Italia: riconoscere
ai palestinesi la stessa dignità, la
stessa libertà e gli stessi diritti
che riconosciamo agli israeliani, in
nome dell'umanità che tutti ci
accomuna.
29
gennaio 2022
Rete
solidale e antirazzista
La Rete
solidale
e
antirazzista
parteciperà
con il
proprio
striscione
alla
fiaccolata
di
giovedì
27 a
Venturina.
La Rete
abbraccia
con
affetto
la
vittima
dell'aggressione
antisemita
e i suoi
cari.
Oggi,
come nel
1938
quando
furono
emanate
le
mostruose
leggi
razziali,
il primo
nome
dell'antifascismo
è
antirazzismo.
Antirazzismo
e
solidarietà
umana e
politica
nei
confronti
delle
vittime,
siano
esse
ragazzi
ebrei,
oppure
africani
che
affogano
nel
Mediterraneo.
Un passo
necessario
in
questa
direzione
da parte
dell'Italia
rimane
la
completa
abolizione
dei
decreti
Salvini,
per ora
solo
ritoccati;
da parte
dell'Europa,
l'apertura
solidale
del
corridoio
balcanico.
Oltre le
dichiarazioni,
il
concreto
esempio
da parte
delle
istituzioni
sarà
pure
un'ottima
lezione
per
quanti
non
ricordano
o
fingono
di non
ricordare.
Per
immaginare,
costruire
il
futuro,
non
abbiamo
bisogno
di
"punire",
piuttosto
soprattutto
di
mettere
in
pratica
processi
educativi,
di
conoscenza
e
formazione,
per
consegnare
affettuosamente
alle
nuove
generazioni
la forza
della
memoria
che
illumina
il
presente,
unitamente
alla
gioia
dell'impegno
personale
e
collettivo
che
scalda
il
cuore.
26
gennaio
2022
Rete
solidale
e
antirazzista
Piombino
LETTERA APERTA ALL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI PIOMBINO
oggetto: patrocinio Nel nome di Gino Strada, strenuo
oppositore di tutte le guerre, vedi Afghanistan, la Rete
solidale e antirazzista sta preparando per il pomeriggio del
2 ottobre prossimo all’interno del Rivellino, un'iniziativa
pubblica, per sollecitare l’intitolazione di una strada a
Piombino a “Gino Strada e Teresa Sarti”, ma soprattutto
riflettere sulla situazione storico/politica e sociale, con
particolare riferimento alle donne e alle bambine afghane e
sull’accoglienza dei profughi presenti anche nel nostro
territorio. Per questa occasione la Rete Solidale e
Antirazzista chiede il patrocinio dell'Amministrazione
Comunale di Piombino nell’ottica della condivisione di quei
valori e obiettivi che l’evento vorrebbe sostenere e
veicolare. La Rete ricorda che l'ANCI (Associazione
Nazionale Comuni Italiani) ha espresso disponibilità e
avanzato proposte riguardanti anche i profughi afghani. Ci
risulta che la Regione Toscana stia lavorando
all'ampliamento della rete di accoglienza SAI (ex Sprar,
https://www.retesai.it/
), chiedendo ai comuni di dare la loro disponibilità, sia
che siano già aderenti alla rete, sia che ancora non lo
siano, giacché anche per questi sono previste modalità di
partecipazione in rete con altri enti ed eventuali
finanziamenti. La Rete SAI rappresenta un primo passo verso
il superamento di quelle politiche dell’accoglienza di tipo
“emergenziale” che finiscono per rinchiudere le persone in
un limbo temporale e con poche, quasi nulle, prospettive di
integrazione ed autodeterminazione. Dal fatto che alcune
famiglie afgane sono per il momento ospiti nel Centro
Accoglienza Straordinaria “La Caravella”, la Rete domanda
nuovamente all'Amministrazione Comunale di Piombino se e
quali proposte intenda avanzare e praticare, nel quadro di
una positiva diffusa accoglienza e inserimento nel
territorio comunale dei profughi afghani a noi affidati.
21 settembre 2021 Rete solidale e antirazzista
La Rete solidale e antirazzista di Piombino aderisce
convintamente alla mobilitazione Fridays for Future del 24
settembre 2021.
In particolare, sottolinea l'attualità dell'opposizione al
nucleare civile e militare: mai più Hiroshima, mai più
Chernobyl. Rivendica pertanto con determinazione che
l'Italia firmi finalmente il Trattato di Proibizione delle
Armi Nucleari. Il 22 gennaio 2021, al termine dei 90 giorni
previsti dopo la 50esima ratifica, il Trattato di
Proibizione delle Armi Nucleari è diventato giuridicamente
vincolante per tutti i Paesi che l’hanno firmato. Questo
Trattato, che era stato votato dall’Onu nel luglio 2017 da
122 Paesi, rende ora illegale, negli Stati che l’hanno
sottoscritto, l’uso, lo sviluppo, i test, la produzione, la
fabbricazione, l’acquisizione, il possesso,
l’immagazzinamento, l’installazione o il dispiegamento di
armi nucleari. Il nostro Paese non ha né firmato il Trattato
in occasione della sua adozione da parte delle Nazioni
Unite, né l’ha successivamente ratificato. In Italia, nelle
basi NATO di Aviano (Pordenone) e di Ghedi (Brescia), sono
presenti una quarantina di ordigni nucleari (B61). E nella
base di Ghedi si stanno ampliando le strutture per poter
ospitare i nuovi cacciabombardieri F35, ognuno dal costo di
almeno 155 milioni di euro, in grado di trasportare nuovi
ordigni atomici ancora più potenti (B61-12). Il nostro Paese
si è impegnato ad acquistare 90 cacciabombardieri F35 per
una spesa complessiva di oltre 14 miliardi di euro, cui
vanno aggiunti i costi di manutenzione e quelli relativi
alla loro operatività. Tutto questo deve finire, per la
salvezza dell'umanità e del pianeta.
Rete solidale e antirazzista
La vicenda afghana è frutto di scelte sbagliate
e controproducenti anche dei governi italiani,
dopo l’atroce attentato alle Torri gemelle di
venti anni fa; la cosiddetta esportazione della
democrazia in armi sembra avere paradossalmente
rafforzato i talebani. E’ in corso
dall’Afghanistan la fuga di molte persone
disperate che chiedono asilo. Nel nome di Gino
Strada, strenuo oppositore di tutte le guerre,
la Rete solidale e antirazzista sta preparando
un’iniziativa pubblica su questi temi, insieme a
tutti i soggetti interessati.
L’ANCI (Associazione nazionale comuni italiani)
ha espresso disponibilità e avanzato proposte.
Ci risulta che la Regione Toscana stia lavorando
all’ampliamento della rete di accoglienza SAI
(ex Sprar, https://www.retesai.it/ ), chiedendo
ai comuni di dare disponibilità, sia che siano
già aderenti alla rete SAI; sia che ancora non
lo siano, giacché anche per questi sono previste
modalità di partecipazione in rete con altri
enti ed eventuali finanziamenti. La Rete domanda
dunque all’Amministrazione Comunale di Piombino
se e quali proposte intenda avanzare e
praticare, nel quadro di una positiva
accoglienza diffusa dei profughi, anche in
occasione della riunione proprio con i comuni,
che ci risulta convocata in Prefettura a Livorno
per il 31 agosto. Rete solidale e
antirazzista
"La Rete solidale e antirazzista propone alle
persone, associazioni, sindacati e forze
politiche in indirizzo di dare vita insieme ad
iniziative in città sul tema provvisorio Con
Gino Strada, contro tutte le guerre. Riunione
operativa martedì 31 AGOSTO ORE 17 ai
prefabbricati del Cotone".
Genova, 21 luglio
2001, come
dimenticare? Giornata tanto attesa
da chi diceva che un altro mondo era
possibile: basta guerre, basta
sfruttamento degli uomini, delle
donne e della terra. Arrivammo a
Genova prima delle nove. Ci
dirigemmo subito proprio nella
scuola "Diaz". Dovevamo partecipare
alla conferenza stampa con l'allora
presidente della Regione Toscana
Claudio Martini, in appoggio al
movimento no global; all'epoca io
ero assessore del Comune di
Castagneto e mi destreggiavo tra gli
impegni istituzionali e i turni alle
acciaierie.
Ricordo bene che non riuscivamo
quasi a sentirci, tanto era forte il
rumore degli elicotteri che giravano
sulle nostre teste, sembrava di
essere entrati in un film di guerra.
La scuola era diventata un enorme
dormitorio dei manifestanti,
dappertutto sacchi a pelo,
materassini, zaini. Prima di
immetterci nel corteo, vedemmo una
cinquantina di black bloc che
tranquillamente si stava preparando
con spranghe, catene e maschere
antigas. La polizia, poco distante,
era indifferente. In testa al corteo
già si alzava il fumo dei candelotti
lacrimogeni e le urla degli scontri;
il lungomare di Genova era tutto
devastato: negozi, banche, auto. Poi
incominciarono le cariche della
polizia ed allora fu un si salvi chi
può. Dappertutto vedevi correre
gente terrorizzata e in preda al
panico. Non avevamo più acqua, io
non riuscivo quasi più a parlare.
Durante il viaggio di ritorno ci
rendevamo conto che avevamo
partecipato ad una giornata storica.
Ma
mai ci saremmo immaginati gli orrori
della scuola "Diaz" e della caserma
di Bolzaneto: in pratica, il
fascismo redivivo. Il 21 luglio 2002
tornai a Genova, con il gonfalone
del comune, soprattutto per
ricordare Carlo Giuliani. Ma il
clima era cambiato, l'11 settembre
2001 era avvenuto l'attentato alle
torri gemelle ed era partito il
mantra che chi voleva un mondo
diverso era un terrorista, o quasi.
Aveva vinto il mercato con il suo
pensiero unico. Così anche a
Piombino hanno imperversato le
multinazionali, tutte accolte con il
tappeto rosso, e continua la
depredazione dei diritti dei
lavoratori e dell'ambiente. Fino a
far diventare Piombino la città
delle macerie: acciaierie, Magona,
ospedale, Rimateria... Se quelle
macerie vogliamo rimuoverle,
incominciamo ad ammettere che, se un
mondo diverso era necessario nel
2001, oggi lo è ancora di più. Anche
per il nostro territorio.
luglio 2021
Paolo Francini, cassintegrato JSW
comunicato stampa
PIOMBINO, SABATO 22 maggio, ORE
17, INCONTRO PUBBLICO in piazza
Cappelletti. Facciamo pace a
Gerusalemme e a Gaza: pace nella
giustizia, giustizia nella pace.
La potenza nucleare del Golia
israeliano dal 1948 sta
espellendo dalla sua casa il
Davide palestinese, al quale
giunge a singhiozzo la
solidarietà pelosa delle altre
potenze regionali come Egitto e
Iran. Per affermare interessi
geopolitici ed economici, che
riguardano per esempio l'acqua
del Giordano, con la complicità
delle potenze occidentali il
governo israeliano pratica una
politica colonialista coniugata
con il fondamentalismo
religioso, la quale offende gli
stessi valori dell'ebraismo,
come rilevano pure importanti
minoranze ebraiche in Israele e
nel mondo. Né l'Autorità
nazionale palestinese in
Cisgiordania, né Hamas a Gaza
sembrano svolgere un ruolo di
guida adeguato.
C’è
solo un modo per mettere fine
alle terribili violenze che
stanno insanguinando questa
sponda del Mediterraneo, il mare
su cui affaccia anche l'Italia,
diventato la tomba di migliaia
di migranti abbandonati al loro
destino: riconoscere ai
palestinesi la stessa dignità,
la stessa libertà e gli stessi
diritti che riconosciamo agli
israeliani. Nessuna pace può
essere edificata sulla
persecuzione di un intero
popolo, sull’occupazione
militare, l’arbitrio, gli abusi,
la sopraffazione, l’umiliazione,
le deportazioni, l’apartheid, la
continua violazione di tutti i
fondamentali diritti umani. Non
basta invocare la fine delle
violenze. Senza giustizia, non
c’è e non ci sarà mai la pace
autentica né la necessaria
convivenza.
Rinnoviamo, ancora una volta, il
nostro appello a tutti i
responsabili della politica
nazionale, europea e
internazionale perché
intervengano energicamente per
far rispettare il diritto
internazionale dei diritti
umani, la legalità
internazionale e le risoluzioni
delle Nazioni Unite. A partire
dall'immediato cessate il fuoco.
Aderiamo perciò all'appello
della Tavola della pace di
Assisi.
Nel
rispetto delle norme sanitarie,
le donne e gli uomini che
condividono questi contenuti
sono invitati a portare in
piazza sabato 22 le bandiere
della pace insieme al loro
contributo di pensiero, così
come i soggetti organizzati
interessati, ai quali chiediamo
di esporre una sola bandiera con
il proprio simbolo per ciascuna
sigla rappresentata, in modo da
rendere visibile congiuntamente
la pluralità e la pari dignità
di tutti i partecipanti.
Promuove la Rete solidale e
antirazzista
Finora hanno aderito
A.M.A. Associazione Marocchina
Assalam; ANPI; ARCI;
associazione A Sinistra; Centro
di solidarietà internazionalista
Alta Maremma; Circolo
Interculturale Samarcanda;
Comunità Senegalese;
Coordinamento Art.1-Camping CIG;
Croce del Sud commercio equo e
solidale; Legambiente; M5S;
SPI-CGIL
E’ passato quasi un mese dalla celebrazione per le esequie
di Stanley Okoduwa, che si svolse il 24 aprile nella chiesa
cattolica del Cotone, a Piombino.
Stanley era morto il 25 marzo alla Caravella, stroncato da
una grave cardiopatia, rilevata dall'autopsia. Se Stanley
avesse ricevuto adeguata protezione umanitaria, da parte
della Repubblica italiana figlia della Resistenza
antifascista e antirazzista nonché dall’Europa della
Dichiarazione dei diritti dell’uomo, tale cardiopatia
sarebbe forse stata diagnosticata e curata in tempo.
Noi che lo ricordiamo oggi condividiamo con lui la fede nel
Dio di Abramo, di Mosè, di Gesù e di Mohammad; fra noi c'è
un cristiano cattolico, un cristiano protestante e un
musulmano. Tutti e tre collaboriamo con la Rete solidale e
antirazzista di Piombino. Partecipammo alla celebrazione del
24 aprile con commozione profonda, insieme alla sorella, ai
familiari, agli amici e ai fratelli nella fede di Stanley,
che frequentava la chiesa evangelica Pace e Amore di Gesù a
Livorno, dove aveva stretto amicizia pure con la comunità di
Sant’Egidio, come ci ricordò affettuosamente Lisa.
Ascoltammo le parole toccanti di Rose Mary in ricordo del
fratello e quelle del Profeta Diasonama Ndongala Jhonn della
chiesa evangelica Gesù Vive di Lugano; di Emma Gremmo,
responsabile pastorale della chiesa cattolica del Cotone,
Moustapha Ndiang della comunità musulmana e Ilaria Rossi
della comunità protestante piombinese.
Pregammo e cantammo insieme, per salutare Stanley con il
rispetto e l’affetto fraterno che nasce per tutti dalla
comune umanità e, per noi , anche dalla fede in Dio.
Rinnoviamo oggi quei pensieri che ci uniscono nel nome di
Stanley e di tutte le vittime dell’ingiustizia, siano esse
abbandonate nel Mediterraneo oppure uccise dallo
sfruttamento sul lavoro.
maggio 2021
Marco Barbieri, Paolo Gianardi, Moustapha Ndiang
L'appuntamento online è
per il 16 Aprile alle 17,30. Nel rispetto delle norme sulla
privacy, per partecipare occorre in precedenza scaricare
Zoom sul proprio dispositivo e collegarsi puntualmente alle
ore 17,30 al link https://us02web.zoom.us/j/87336723045
ID riunione: 873 3672 3045.
Comunicato
stampa 28 marzo 2021
È
morto un invisibile " oppure il
contrario di Black Lives Matter: "le
vite dei migranti non contano".
E' questo il
titolo che ci viene istintivo dare
davanti ai comunicati della Lega
Piombino e del Sindaco Ferrari e
assessora Bezzini sui disordini
avvenuti alla Caravella in seguito
alla morte, per cause da
determinarsi, di un giovane
nigeriano. Comunicati che invitano a
" riflettere sull’utilità di questi
centri nati per colpa di una
politica scellerata
sull’immigrazione e sulla sicurezza
degli ospiti e dei lavoratori che
gravitano intorno alle varie
strutture di accoglienza " e "
Grazie al tempestivo intervento
delle Forze dell’ordine è stata
ristabilita una situazione di
normalità; siamo sicuri che le
istituzioni competenti chiariranno i
fatti verificando le ragioni del
decesso e adotteranno i necessari
provvedimenti affinché un episodio
del genere non accada più."
Di chi è morto
non si parla. Non viene citato
nemmeno il nome. Non interessa.
Noi crediamo che
si debba cambiare la narrazione.
E' morto Tali
Hocudua, 32 anni , da 6 in Italia,
pastore cristiano, di origine
nigeriana.
Non sappiamo
perchè era fuggito dal suo paese, nè
cosa abbia passato durante il
viaggio per arrivare in Italia. Una
brava persona, a detta di chi lo
conosceva, che non aveva mai creato
problemi nel centro di accoglienza e
che da quando gli era stata respinta
l'ultima istanza di riconoscimento
dello status di rifugiato era
disperato, in mezzo a una strada,
senza permesso di soggiorno. E'
tornato di nascosto nell'unico posto
che conosceva come "casa" e lì è
morto. L'autopsia determinerà cosa
ha determinato la morte. Al di là
della causa naturale o il suicidio
noi sappiamo che la causa principale
è un modello di accoglienza che si è
dimostrato fallimentare, quello dei
Cas, la logica di tenere i
richiedenti asilo in luoghi isolati,
di non favorire l'integrazione nel
territorio, il trascinare per anni i
tempi per il riconoscimento o il
diniego dello status di rifugiato.
Tutto questo aggravato dai Decreti
Salvini che hanno fatto sparire la
Protezione Umanitaria, mettendo
centinaia di persone sulla strada.
Quando è stato
trovato il suo corpo è scoppiata la
protesta, c'è stata rabbia,
tensione,
c'è stato
soprattutto l'immedesimarsi nella
sorte di Tali.
Sanno tutti
benissimo che dopo anni che
aspettano nella speranza di una vita
migliore, il diniego potrebbe
arrivare anche per loro.
E' stato rotto un
parabrezza, sono volati sputi,
qualche sasso. Dalla cronaca non
risulta però se ci sono stati fatti
passibili di denuncia. Comportamenti
sicuramente sbagliati e da
condannare, per i quali esprimiamo
la nostra solidarietà alle Forze
dell'Ordine e ai giornalisti ; ma
davvero così incomprensibili in quel
frangente ?
Si parla di altri
episodi violenza avvenuti nel
Centro, di scontri, coltelli e
prostituzione. Tutto questo
riportato da " fonti riservate ".
Potrebbe anche essere vero ma anche
no.
Torniamo quindi a
una narrazione differente, a persone
e non atti burocratici , torniamo
alla richiesta di azioni politiche e
non di ordinaria amministrazione che
favoriscano l'accoglienza e
l'integrazione ed il coinvolgimento
di tutti i cittadini senza ogni
volta farsi scudo con il " non è di
competenza del Comune".
Come Rete
Solidale e Antirazzista proponiamo
che i cittadini e le cittadine, le
forze politiche e della società
civile che si riconoscono nei valori
umani dell’accoglienza, della
solidarietà e dell’integrazione si
mobilitino insieme a noi con
incontri on Line, comunicati,
proposte. E a questo proposito: da
sempre l’accoglienza diffusa che si
realizza nel sistema di accoglienza
e integrazione SAI (ex sistema Sprar
diventato Siproimi con i decreti
sicurezza che ne hanno limitato
l’accesso ai titolari di protezione
escludendo quindi i richiedenti
asilo e i titolari di protezione
umanitaria) si pone come il modello
di integrazione meno impattante per
il benessere dei richiedenti e per
la popolazione locale che li
accoglie. Pensiamo che questa
potrebbe essere la scelta giusta
anche per il nostro territorio e
chiediamo che il nostro comune
aderisca alla rete dei comuni che si
avvalgono di questo modello virtuoso
accedendo ai fondi appositi del
Ministero dell’interno e rispondendo
alla necessità di umanità e reale
accoglienza e integrazione che sono
inderogabili in un paese civile.
La Rete Solidale
Antirazzista Piombino promuove con urgenza
un'iniziativa a sostegno dei profughi bloccati in
condizioni disumane in Bosnia Erzegovina. La Croce
del Sud aderisce a tale iniziativa.
Cresce in queste
ultime settimane, dopo mesi di oblio mediatico,
l'attenzione dell'opinione pubblica italiana ed
europea verso il dramma umanitario che si sta
consumando nei Balcani per i profughi in cerca di un
varco per raggiungere l'Europa. Ai margini dei
confini orientali d’Europa, si è creato ormai un
piccolo universo semi carcerario di campi formali e
informali e centri di accoglienza che si affacciano
su reticolati e fili spinati, costruiti
nell’illusorio tentativo di fermare popoli dolenti
in fuga. Lungo la cosiddetta "Rotta balcanica", la
rotta della vergogna.
Giunti al confine
tra Bosnia-Erzegovina e Croazia provenienti da Iran,
Iraq, Pakistan, Afghanistan, i migranti tentano di
raggiungere l'Italia, per poi proseguire oltre il
proprio viaggio in EU, cercando di attraversare la
Croazia e la Slovenia. Lungo la frontiera la polizia
croata perpetra sistematicamente violenti
respingimenti, denunciati anche al Parlamento
Europeo. I profughi tornano così in Bosnia, nella
zona di Bihac, nel campo di Lipa. È noto che i
centri di accoglienza ufficiali sono sovraffollati e
non c’è spazio per tutti. Circa 3.000 persone sono
costrette a vivere in case abbandonate, in ripari di
fortuna (anche nei boschi) in condizioni molto
gravi. Come le immagini che circolano ci
testimoniano, si tratta di una permanenza precaria
in ricoveri inadatti a garantire minime condizioni
di vita con temperature di molti gradi sotto lo 0.
Oltre al dovere di
tenere alta questa attenzione, si rende
indispensabile intervenire urgentemente con
distribuzione di cibo, vestiti invernali, medicine e
altri beni essenziali a donne, uomini e bambini
travolti da questa ennesima catastrofe.
Tuttavia, non si
può solo intervenire con gli aiuti materiali o
mettendo in atto corridoi umanitari organizzati. Vi
è la necessità di un intervento più strutturato con
luoghi di accoglienza e sosta dotati di servizi
igienici con allaccio ad acqua, luce e gas.
Per questo motivo
la Rete Solidale Antirazzista promuove una raccolta
di fondi da consegnare ad alcune Associazioni ed ONG
direttamente impegnate sul campo. Per sostenere
l’economia locale e evitare procedure doganali
complesse e spese di trasporto e sdoganamento
costose, IPSIA e Caritas Ambrosiana non raccolgono o
spediscono gli aiuti umanitari dall’Italia ma li
acquistano in loco. Si tratta di:
I contributi
saranno raccolti ENTRO SABATO 6 MARZO p.v. con
queste modalità:
- tramite accredito
sul c/c bancario della Croce del Sud
IBAN IT05I0846170720000010537710 specificando
nella causale, "profughi Bosnia"
- o direttamente
presso la nostra bottega via Petrarca, 37 Piombino
- tramite accredito
sul c/c bancario dell'Associazione "Fraternità
Parola e Vita" IBAN
IT54O0306970724100000003566, specificando
nella causale "profughi Bosnia"
- presso il negozio
"La Capulana", via G. Giusti 23, Piombino
Segnaliamo per
approfondimenti gli interessanti profili Facebook
delle associazioni Filomè ONLUS e RiVolti ai Balcani
(rete di 34 realtà associative), dove sono postate
notizie e video sempre aggiornati sull'argomento:
("Il Lunedì Rosso del
Manifesto", 16 novembre 2020)
Alex Zanotelli
L’acqua, a livello mondiale, sta
diventando sempre più l’oggetto
del desiderio del mercato e
della finanza. Questo bene così
prezioso (il più prezioso
insieme all’aria!) sta per
diventare una commodity (merce),
quotata in borsa. Il capitalismo
predatorio non conosce limiti.
Sarà proprio negli Usa, cuore
del capitalismo mondiale,
precisamente in California, che
il Cme Group (la più grande
piazza finanziaria dei contratti
a termine) esordirà il prossimo
anno con la quotazione in borsa
dell’oro blu.
È assurdo che la più importante
risorsa del Pianeta divenga
negoziabile nel momento in cui
la sua disponibilità è messa
sempre più a rischio dai
cambiamenti climatici. Cosa ci
potrebbe essere di più
catastrofico che giocare in
borsa sull’acqua, in un momento
in cui già scarseggia per
miliardi di persone? Si stima
che oggi quattro miliardi di
persone (due terzi dell’umanità)
devono affrontare scarsità
dell’acqua, per almeno un mese
all’anno. Si stima altresì che
entro il 2030 , ben settecento
milioni di persone potrebbero
essere forzate ad abbandonare il
proprio territorio per la stessa
ragione.
E il Rapporto dell’Unesco (2018)
afferma che nel 2050 ben tre
miliardi di persone soffriranno
per una grave mancanza d’acqua.
Questo in buona parte è il
risultato dei cambiamenti
climatici:l’acqua è la prima
vittima del disastro ambientale.
E a pagarne le conseguenze
saranno soprattutto i poveri. Se
oggi abbiamo oltre i venti
milioni di morti all’anno di
fame, domani avremo il doppio di
morti per sete. Ma purtroppo già
oggi l’acqua potabile è gestita
in buona parte del mondo dalle
multinazionali dell’acqua (Veolia,
Suez….) che diventano sempre più
potenti(E’ incredibile, per
esempio, che ora la potentissima
Veolia voglia comprare il 30%
delle azioni dell’altra
multinazionale francese Suez,
per poi lentamente assorbirla).
E le politiche di queste
multinazionali le tocchiamo con
mano anche in Italia, dove sono
presenti, con l’aumento delle
tariffe, diminuzione della
qualità dell’acqua, distacchi di
erogazione idrica a famiglie
indigenti. «Purtroppo ancora
oggi in Italia e non in Africa –
ha detto recentemente papa
Francesco nella giornata del
ringraziamento – questo diritto
è negato agli ultimi e agli
scartati a causa dell’egoismo
delle multinazionali che si
stanno accaparrando le risorse
idriche». È una vergogna che
questo avvenga proprio in
Italia, il cui popolo ha votato
il Referendum del 2011, promosso
dal Forum dei Movimenti italiani
per la gestione pubblica
dell’acqua : l’acqua deve uscire
dal mercato e non si può fare
profitto su questo bene
fondamentale.
Ben sette governi si sono
succeduti in questo paese senza
che nessuno sia stato capace di
trasformare la decisione del
popolo italiano in legge. Eppure
negli ultimi due governi c’era
una presenza maggioritaria di un
partito in Parlamento, i 5
Stelle, che avevano fatto
dell’acqua la loro prima stella.
Dopo tre anni di governo, prima
giallo-verde, poi giallo-rosso,
i 5 Stelle sono riusciti solo a
discutere della Legge di
iniziativa popolare nella
commissione Ambiente della
Camera senza riuscire a portarla
in Parlamento per il voto. Una
delle grosse obiezioni per la
ripubblicizzazione è il costo
dell’operazione (secondo i media
, legati all’industria, sarebbe
di venti miliardi). I nostri
esperti invece affermano che con
soli due miliardi è possibile
ripubblicizzare.
È mai possibile allora che i
partiti al governo siano pronti
a investire miliardi e miliardi
in Grandi Opere, come la
Lione-Torino o il Ponte di
Messina e non in un bene così
fondamentale come l’acqua?
Perché non investire nella
ri-pubblicizzazione dell’acqua?
Perché non investire nei 300mila
km di rete idrica che perdono
almeno il 50% dell’oro blu? È
questa la Grande Opera da fare.
(Avvertenza. Post lungo su salute e sicurezza,
misura e percezione dei rischi e virus. Da una rlst
con zaino rosso e in zona rossa e giramenti rossi)
Il
rischio è l'eventualità di subire un danno connessa
a circostanze più o meno prevedibili. R=P X D cioè
il rischio è dato dalla probabilità di un evento
moltiplicato per il danno che ne può derivare.
In salute e sicurezza sul lavoro è uno dei concetti
base che si imparano nella formazione base
obbligatoria di ogni lavoratrice e lavoratore (e
dopo oltre dieci anni dal testo unico dovrebbe
essere assai diffuso. Uso il condizionale non a
caso). I rischi cioè si possono misurare. é un
concetto importante perché sennò si fanno le
considerazioni per cui vale molto di più la
percezione: che rischio ho di contrarre il
coronavirus negli ospedali, a scuola, in fabbrica,
in discoteca? Non c'entrano qua i nostri valori,
nella formula non ci stanno. O meglio non in questa
e non ora, dovevamo calcolarli prima, nei decenni
sugli investimenti, sui valori, su ciò che vorremmo
dare per scontato che vale di più: la salute,
l'educazione, la formazione, la vita e il suo
soddisfacimento. Ma siamo in un sistema
capitalistico con ciò che ne consegue e pure il
virus ne è una sua conseguenza appurata (cambiamento
climatico, sfruttamento ecc.). Ma rimaniamo su
salute e sicurezza sul lavoro.
Per la
nostra legislazione italiana (conquistata nei
decenni a forza di lotte e rivendicazioni) i datori
di lavoro devono valutare tutti i rischi. Prima di
febbraio il rischio biologico era valutato solo in
alcuni luoghi di lavoro, da marzo e aprile, in
tutti, nessuno escluso. Il rischio da coronavirus
riguarda tutti i luoghi. Mentre per altri rischi
sappiamo come abbatterli in termini di prevenzione e
protezione (altro concetto che si impara alle prime
lezioni. So che da qualche parte chiunque di voi ne
ha sentito parlare mentre sbadigliavate credendo non
servisse a nulla), questo è stato più improvviso,
meno conosciuto. Distanza, mascherine, lavarsi le
mani, igienizzare ambienti, aerare, e tutte le altre
cose che ora sappiamo un po' meglio . Più siamo
promiscui e senza protezioni, più si alza la
probabilità di contrarlo. Il danno? si distingue fra
giovani, meno giovani, malati o sani, ma il danno
più grosso è il collasso del sistema sanitario e ciò
che ne consegue. A febbraio/marzo erano calcoli e
misure da fare veloci e tutti impreparati, a
luglio/agosto no. Sapevamo che dovevamo calcolare
meglio. "La matematica è politica" ci ricorda Chiara
Valerio nel suo magnifico libro. Ma cosa ci frega?
Ciò che frega molti luoghi di lavoro per cui si
continua a morire 3/4 al giorno. Fare prevenzione e
protezione ha un costo, in termini di misure, ma
anche di leve mentali per cui bisogna organizzare
tutto in maniera differente. Soprattutto si fanno
calcoli sbagliati. Nelle officine e nei capannoni mi
tocca ribadirlo quotidianamente quando mi dicono che
valutare i rischi, fare formazione, dare i dpi
giusti ecc costa. Ma tu nella riga che tiri del dare
e avere su salute e sicurezza ci metti in conto che
i tuoi lavoratori non si sono ammalati? Che non ci
sono stati infortuni? morti? Assenze per malattia?
Turn over dei lavoratori? Hai idea oltre al costo
umano delle perdite dell'uragano che può arrivare
sui tuoi muletti, sulla tua bottega, fra i tuoi
scaffali, fra le scrivanie ecc.? NO. Nessuno fa
questi conti. Considerano tutto solo spesa. E così
per anni non solo nei luoghi di lavoro (elimina
diritti, stralcia contratti, sfrutta) abbiamo fatto
in sanità, scuola, servizi pubblici. Sono solo
spese, mai considerati investimenti, in termini di
salute pubblica (riparare i danni fior di studi
confermano che costa più di prevenirli), di
investimenti culturali (pure ah le fake news, ah i
complottisti, ah signora mia che idiozie ecc.),
ambientali (trasporti capillari anziché auto e
inquinamento e città ridisegnate, quartieri
ripensati in termini di servizi, spazi vivibilità
ecc.).
Insomma,
se consideriamo il nostro paese come un gran luogo
di lavoro, abbiamo fatto una valutazione dei rischi
sbagliata, a tratti emotiva (non se ne può più di
questo virus, non se ne può più di ragionare di
morti sul lavoro, madò che palle oh). Nel gergo, le
procedure standardizzate, uno di quei prestampati
che valgono un po' dappertutto ma che non descrivono
la realtà, che non si adattano a quella, che non
identificano vere soluzioni. Andrà tutto bene.
L'equivalente di "é stata una fatalità" quando si
legge di una morte sul lavoro e non è mai vero. Ci
sono sempre cause e effetti, si poteva prevenire, si
poteva abbattere il rischio. Non lo abbiamo voluto
abbattere e ci prendiamo questa mega seconda ondata
e i vari lockdown colorati e fumosi. Non c'è più il
coronavirus, muoiono i vecchi è un po' come, tanto a
lavoro muoiono i disgraziati, figurati se tocca a
me. Io sto attento io, io ho esperienza. "Ho la mano
di dio sulla testa visto che sto venti anni a
verniciare e per ora non ho problemi ai polmoni" mi
disse un lavoratore. Io preferirei avere il braccio
del respiratore sopra la testa, gli risposi. Poi
continuiamo a proteggersi da soli con riti e
credenze e rimanere ognuno barricato nella propria
percezione e a questo stiamo. Come stiamo messi male
a morti sul lavoro (e in tanto, troppo altro).
Simona Baldanzi.
Siamo profondamente
indignati e addolorati per gli spietati omicidi che hanno
colpito Parigi e Nizza, per mano di assassini i quali
strumentalizzano e disonorano l’Islam. Per quel poco che vale,
esprimiamo la nostra partecipazione fraterna al lutto delle
famiglie delle vittime, a quello dell’intera umanità, e la
condanna di queste atrocità. Fra noi possono esserci opinioni
diverse sulla legittimità delle vignette che deridono Mohammad,
il Buddha, Gesù oppure i filosofi atei. Siamo comunque
fermamente uniti contro ogni aggressione, così come ci opponiamo
alle frequenti provocazioni che discriminano i musulmani, quali
gli assurdi divieti di aprire nuove moschee. Siamo nati
rispettivamente in Italia, Marocco e Senegal. Insieme siamo
impegnati nel movimento solidale e antirazzista, anche in nome
delle rispettive appartenenze religiose: siamo infatti musulmani
sunniti, cristiani cattolici e cristiani protestanti. Insieme ci
impegnamo laicamente nella società. E preghiamo il Dio di
Abramo, Mosè, Gesù e Mohammad di illuminare le menti e toccare i
cuori nostri e di tutti gli esseri umani, affinché insieme
impariamo a costruire la pace nella giustizia che rende
possibile la riconciliazione, in nome della comune umanità.
Insieme. Affidiamo questi pensieri a tutti e a tutte, così come
il 3 ottobre scorso da piazza Bovio ciascuno di noi affidò al
mare un fiore, in memoria dei migranti affogati nel
Mediterraneo, mentre cercavano disperatamente un futuro migliore
per sé e per i propri figli.
Piombino, ottobre 2020,
Marco Barbieri, Abdellah Berriria, Paolo Gianardi, Alassane
Ndiaye, Ndiaga Tall.
Coordinamento Art. 1 Camping CIG
esprime piena solidarietà ai giornalisti
del Tirreno , in sciopero contro
progetti di svendita che mettono a
rischio professionalità, indipendenza ,
prospettive e occupazione nelle testate
regionali. Il Tirreno, come altri
giornali locali e regionali, ha un
pluridecennale e importante ruolo nella
informazione e nel servizio che rendono
alle collettività in cui sono radicati :
un patrimonio che non puo’ essere
trattato secondo logiche puramente
contabili, destinate a peggiorare la
qualità dell'informazione.
Piombino 03/09/2020
Lampedusa, 3
ottobre 2013: 368 vittime di un tragico naufragio,
migranti in cerca di un futuro migliore. Il 3 ottobre di
ogni anno è diventato così la Giornata nazionale in
memoria delle vittime dell'immigrazione, istituita dal
Parlamento della Repubblica con legge n. 45 del 2016.
La Comunità
senegalese e la Rete solidale e antirazzista invitano
dunque cittadini e cittadine a partecipare
all'iniziativa pubblica che si svolgerà al FARO di
piazza Bovio, a Piombino, sabato 3 ottobre prossimo,
alle 17.30, per ricordare quella tragedia. Nel rispetto
responsabile delle norme anticovid.
Ciascuno di
noi affiderà un fiore al mare: lo faremo in silenzio, in
segno di rispetto e personale partecipazione al lutto
delle famiglie delle vittime, dei loro popoli,
dell'umanità tutta. Lo faremo con l'obbiettivo politico
di fare del Mediterraneo un mare di pace e accoglienza
nella giustizia, grazie finalmente all'impegno solidale
dell'Unione europea e dei paesi rivieraschi, per
preparare un futuro degno alle generazioni a venire.
Chiediamo
alle Amministrazioni comunali della Val di Cornia di
esporre quel giorno al municipio la bandiera a mezz'asta
in segno di lutto. In particolare all'Amministrazione
comunale di Piombino, chiediamo inoltre di dare
attuazione all'ordine del giorno approvato dal Consiglio
comunale lo scorso 30 luglio e di procedere quindi
all’iscrizione anagrafica dei migranti presenti sul
territorio; a censire quanti sono stati espulsi dal
sistema di protezione; a riprendere il cammino
intrapreso a suo tempo con la consulta degli immigrati e
l'elezione del consigliere comunale aggiunto, per
favorire la loro attiva partecipazione democratica alla
vita della comunità.
Comunità
senegalese e Rete solidale e antirazzista
"Non
posso respirare!", "I can't breathe!": sono le
ultime, strazianti parole di George Floyd, il nero
americano vittima della violenza razzista della
polizia. Una vicenda che ricorda quelle di Riccardo
Magherini, Stefano Cucchi... E ricorda la fine di
migliaia di migranti annegati nel Mediterraneo.
La Rete solidale e antirazzista invita cittadini e
cittadine, forze sociali, sindacali, politiche,
culturali e associative a partecipare al flash mob
del 4 luglio dalle 18 alle 20 in piazza Bovio, nel
rispetto delle misure antivirus. Intervengono: don
Massimo Biancalani, Comunità di accoglienza di
Vicofaro (PT); Pape Diaw, cittadino italiano,
Comunità senegalese toscana; Luca Filippi, sindacato
di polizia Silp Cgil Toscana.
Così come condanniamo il razzismo sempre risorgente
negli Usa, chiediamo con forza che siano eliminate
in Europa le leggi razziste come i cosiddetti
decreti “sicurezza” e gli accordi con la Libia; la
regolarizzazione attualmente in corso venga estesa a
tutti i migranti irregolari, in modo da combattere
il lavoro nero e la pandemia che tutte le
marginalità alimentano; le amministrazioni locali
procedano all'iscrizione anagrafica dei migranti
presenti sul territorio, censiscano quanti sono
stati espulsi dal sistema di protezione e si
riprenda il cammino intrapreso con la consulta degli
immigrati per favorire la loro attiva partecipazione
democratica alla vita delle comunità. Il mondo non
si divide fra lavoratori di pelle bianca e
lavoratori di pelle nera, bensì è lacerato dalla
divisione tra sfruttati sempre più poveri e
sfruttatori sempre più ricchi. Il Mediterraneo può
diventare una culla di civiltà nuova e solidale,
anziché una sterminata tomba per i poveri senza
nome, come ricordammo tutti insieme nell'agosto
scorso, con "Lampedusa chiama Piombino".
Lavoro e
pandemia. Appunti di Paolo Francini e Paolo Gianardi
(giugno 2020)
Appare
davvero indispensabile domandarsi quale nuovo modello
economico-sociale costruire per prevenire rischi
spaventosi, come quelli che la pandemia ha mostrato
all’umanità, sorp
rendendo
soprattutto le popolazioni dei paesi altamente
sviluppati..
È nato
per iniziativa di alcuni operai, delegati e attivisti
sindacali delle acciaierie JSW di
Piombino,
l’appello che sta raccogliendo numerose firme in giro per la
Toscana. Di seguito il testo integrale con le firme.
Un ricordo di Claudio, scritto
da Riccardo Antonini.
28 marzo di un anno fa
In ricordo di un uomo, di un
compagno …
Un anno fa è venuto a mancare,
colpito da infarto, Claudio
Gentili, 68 anni, militante
politico, sindacale, sociale …
membro del Coordinamento Art.1 -
Camping Cig, prima attivo in
Fiom e poi nello Spi, per
l'Opposizione in Cgil.
Uomo schietto, competente,
determinato. Nei suoi interventi
sapeva profondamente di cosa
parlava. I suoi ultimi anni li
ha dedicati all'esperienza del
Coordinamento, alla battaglia
per il lavoro alla ex Lucchini
di Piombino (Li). A conclusione
di un suo intervento, disse: “
Per il lavoro, siamo disposti a
tutto”.
L'ho frequentato e conosciuto
negli ultimi anni della sua
vita: nei viaggi per le
assemblee sindacali a Roma;
nelle riunioni e negli incontri
a Piombino; ai dibattiti tenuti
a Viareggio a sostegno della
vertenza "ex Lucchini"; due
estati fa, sempre a Viareggio,
partecipò alla Festa “Partigiani
sempre”, con altri operai di
Piombino, per un incontro
assieme ai delegati della
Bekaert, ex Pirelli di Figline
Valdarno (Ar), e ai cavatori
della Lega di Carrara, a
sostegno delle loro vertenze, di
chi lotta ed è colpito dalla
repressione, dei familiari delle
vittime sul lavoro.
Un prezioso compagno di
lotta, un figlio del '68, di un
'sessantotto' che, per alcuni
come lui, è stato lungo una
vita.
Restiamo a casa….. vale
per chi la casa ce l’ha
Nel nostro territorio
comunale ci sono persone che la casa non ce l’hanno
Da
QuiNews Val di Cornia Piombino 25 novembre 2019
Questo è uno degli editoriali di CONFRONTI, mensile di religioni
politica società, novembre 2019.
PACE NELLA
GIUSTIZIA.
DALLA PARTE DEL POPOLO CURDO CONTRO ERDOGAN.
Pace nella giustizia, dalla parte del popolo kurdo contro
Erdogan: questo il tema dell’incontro pubblico in programma
venerdì 8 novembre alle 17, nella sala di Palazzo Appiani, in
piazza Bovio a Piombino.
Reduce dalla grande e bella manifestazione della Rete Kurdistan
svoltasi a Roma il 1° novembre, sarà con noi Metin Tunc
(Comunità kurda dell'Amiata-Rete Kurdistan); fuoriuscito alcuni
anni fa dalla Turchia; organizzatore fra l'altro del convegno di
Monticello Amiata del 2015 per la ricostruzione di Kobane e per
far conoscere l'esperienza rivoluzionaria del confederalismo
democratico dei popoli del Rojava, nel nord-est della Siria,
l'area oggetto dell'invasione voluta da Erdogan. Oltre il
lavoro, Metin coltiva interessi quali la storia, l’archeologia e
la filologia. Ha partecipato attivamente in passato alla festa
del 1° maggio organizzata dall'associazione "Ruggero Toffolutti"
contro le morti sul lavoro.
Era stata preannunciata la partecipazione di Alessandro Orsetti,
il padre di Lorenzo, da tutti conosciuto come Orso. Scusandosi
con rispetto e simpatia, Alessandro ci ha comunicato che,
contrariamente a quanto concordato in precedenza, non potrà
essere presente l'8 novembre a Piombino. Inutile dire che ci
dispiace, ma davvero Alessandro non ha bisogno di scusarsi:
tutti comprendiamo lo stato d'animo dei genitori di Orso, caduto
combattendo contro l'Isis in difesa del popolo Kurdo: a loro
rinnoviamo l'espressione del nostro affetto più grande.
La Croce del Sud per il commercio equo
e solidale, a sostegno dell’iniziativa della Rete Solidale ed
Antirazzista di Piombino, invita i soci ed i cittadini TUTTI a
partecipare all’incontro pubblico con un rappresentante della
comunità curda VENERDI 8 novembre ore 17 al Palazzo Appiani sul
tema PER LA PACE NELLA GIUSTIZIA, DALLA PARTE DEI CURDI CONTRO
ERDOGAN. Considerato che l’art.11 della Costituzione
recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa
alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione
delle controversie internazionali; …” Ci associamo alla ordine
del giorno di solidarietà per il Kurdistan approvato
all’unanimità nel Consiglio Comunale di Piombino del 18 ottobre
scorso.
Il 1° novembre tutti a
Roma a manifestare la solidarietà al martoriato popolo curdo
E’ questo il tema
dell’incontro pubblico che la Rete solidale e antirazzista
convoca per il 21 agosto alle ore 21 in piazza Cappelletti; se
piove, sala del quartiere di via dell’Arsenale.
Partecipano due
persone in prima linea nella solidarietà ai migranti: Francesco
Bouchard, operatore in un centro di accoglienza proprio a
Lampedusa, e don Pierluigi Castelli, autore di una dichiarazione
di solidarietà con i migranti che ha scatenato pesanti attacchi
contro di lui. Don Castelli, nato nel 1943, ha studiato teologia
presso la Pontificia Università Gregoriana. Viene ordinato prete
nel 1967 dal vescovo Alberto Ablondi, precursore del dialogo
interreligioso. Cappellano della Chiesa della Misericordia a
Piombino, diventa poi parroco al Cotone. Dopo essere stato
rettore del Seminario di Massa Marittima, assume la
responsabilità della parrocchia di Sant'Antimo Martire a
Piombino nel 1979; in seguito, anche quella di altre parrocchie.
Francesco
Bouchard ha vent’anni. Si è formato nell'ambiente politico
studentesco e di movimento a Pisa, dove ha frequentato il liceo
scientifico “Filippo Buonarroti”. Dopo il diploma, si è
trasferito a Lampedusa per svolgere un anno di volontariato
presso l'Osservatorio sulle migrazioni di MH, Mediterranean Hope
- Programma rifugiati e migranti della Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia
(
https://www.mediterraneanhope.com/
);
il progetto si sostiene soprattutto grazie ai fondi dell’otto
per mille della chiesa valdese. Francesco ha incontrato così le
persone che, partendo dalle coste nordafricane, sono sbarcate a
Lampedusa, accogliendole e potendo ascoltare le loro storie. Ha
conosciuto da vicino le operazioni di alcune delle ONG che
salvano vite in mare. Ha contribuito alla costruzione di un
nuovo centro di MH nella Piana di Gioia Tauro, mirato al
contrasto dei fenomeni di caporalato e ghettizzazione della
popolazione migrante e bracciantile.
L’incontro del 21
agosto sarà pure l’occasione per avviare l’esame critico del
decreto sicurezza bis, in nome dei valori di umanità e di
civiltà del diritto, che ad esso sono estranei.
Rete solidale e
antirazzista
Grazie a IL TIRRENO 23 agosto 2019
Tanta gente all'incontro con Francesco
Bouchard e don Pierluigi Castelli «Additare un nemico funziona,
soprattutto quando la popolazione è in difficoltà» Duecento
persone in piazza per dire no al razzismo Valeria Parrini
PIOMBINO. «Ogni città ha una frontiera che separa dall'altro. Vi
invito ad individuarla anche qui, ad andare oltre, con
compassione e assunzione di responsabilità».Con queste parole
Francesco Bouchard ha concluso l'incontro "Lampedusa chiama,
Piombino risponde" organizzato in piazza Cappelletti dalla Rete
solidale e antirazzista. Duecento persone intorno a lui e a don
Pierluigi Castelli, il parroco che su migrazioni e sbarchi è
intervenuto recentemente incassando accuse ma anche tanta
solidarietà.Con entrambi, breve anteprima per porre qualche
domanda.Vent'anni, uno appena trascorso a Lampedusa come
operatore di Mediterranean Hope, il progetto sulle migrazioni
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, finanziato
soprattutto con l'8 per mille valdese. Dopo la maturità, il
famoso periodo sabbatico Francesco l'ha consumato là. In quella
terra sotto i riflettori. Nè tutta leghista, nè tutta
antirazzista, come sottolinea lui. Residenti con tanti problemi
e privi delle risorse per affrontarli, questo sì.Da qui, con il
Forum Lampedusa solidale, la decisione di provare ad abbattere
quella frontiera che separa "noi" da "loro" intervenendo con
gesti tangibili anche a favore della popolazione locale (come il
sostegno a lavoratori rimasti senza salario) o dei terremotati
del Centro Italia, ad esempio. Perchè «i diritti, se non sono
per tutti, sono privilegi non è solo uno slogan».Negli ultimi
tempi Bouchard ha assistito ad un peggioramento "estetico" nella
qualità dei rapporti tra migranti e abitanti, per dirla con le
sue parole. Nel senso che chi maldigerisce le presenze esterne
ha meno remore a dichiararlo anche con insulti. «Additare un
nemico funziona, soprattutto quando la popolazione è in
difficoltà. Ma - prosegue l'operatore di Mediterranean Hope - è
sbagliato pensare che sia la conseguenza della politica degli
ultimi tempi. Tutto si posa sulle azioni di governi precedenti.
Basti ricordare le vicende libiche».E poi, i racconti degli
sbarcati. Le innumerevoli salme invisibili. Come quella del
neonato caduto in mare e le parole disperate della mamma che
invece si è salvata. Davanti al ripetersi di tanti orrori, più
che di giustizia non sarebbe meglio parlare di ingiustizia
divina? Sorride don Castelli. «Siamo abituati a pensare alla
giustizia di Dio in forma retributiva. Fai questo e ti do
questo. Non è così. Il male non lo vuole, se ne fa carico
dandoci la possibilità di inserirci nel suo disegno. Siamo
liberi e responsabili. Dai una mano, non respingere. La sua è
una giustizia che promuove il riscatto delle persone, anche di
quelle che sbagliano».Troppo incattivimento in giro, il
disconoscimento del valore delle persone come tali: questo lo
aveva spinto un paio di mesi fa ad affiggere in Sant'Antimo una
lettera in cui argomentava il suo no all'ignavia,
all'indifferenza, al silenzio, con conseguente attacco della
Lega. «Sono stato accusato di non occuparmi dei problemi locali.
E non è vero. Mi si dimostri - aggiunge - che con le mie parole
sono andato al di fuori dei contenuti del Vangelo».Incoerente
semmai, per don Castelli, è il ricorso ai simboli religiosi
«mescolandoli a comportamenti politici che di evangelico non
hanno nulla». - Mediterranean Hope Occorrono più corridoi
umanitari «Occorre la consapevolezza che i problemi glieli
abbiamo creati noi, nel senso di economie occidentali. E che ai
migranti economici o in fuga da guerre e repressioni si stanno
già aggiungendo i migranti climatici, categoria in cui anche le
popolazioni del sud Europa, quindi noi, sono destinate a
finire». Il giudizio è del giovane operatore di Mediterranean
Hope, a Piombino con la Rete solidale e antirazzista. Francesco
Bouchard sottolinea la necessità di una riforma del diritto alla
mobilità, dell'apertura di nuovi corridoi umanitari, di progetti
di cooperazione internazionale non di stampo neocoloniale. E nel
frattempo, di soccorrere chi è già in viaggio.La speranza di un
cambiamento positivo Francesco ce l'ha anche se prima di
affermarlo, ci pensa un po' su. «Non posso permettermi di non
averla. Ci serve».V.P.
A riflettere con noi stasera ci sono un
parroco cattolico romano e l'operatore di una organizzazione
protestante. Non solo per i credenti come me è una bella novità,
che spero sia destinata a consolidarsi definitivamente, il fatto
che le chiese cristiane europee, protestanti e cattolica, siano
più o meno tutte schierate oggi al fianco dei migranti. E' una
novità perché, tragicamente, le grandi istituzioni cristiane dei
paesi europei colonizzatori, con la meritoria eccezione di
alcuni inascoltati profeti, sostennero l'aggressione
colonialista e imperialista ai danni dell'America latina,
dell'Africa e di buona parte dell'Asia (v. India). "La croce e
la spada" fu per un tempo infinito il motto che disonorava i
sedicenti seguaci di Gesù. Qui con noi stasera c'è pure un
amico, un fratello, che si chiama Ndiaga Tall, presidente della
locale Comunità Senegalese: ogni tanto, con lui ricordiamo
l'orrore di Gorée, luogo di detenzione e d'imbarco per un numero
smisurato di schiavi africani... Colonialismo e imperialismo non
sono finiti. Voglio ricordare unicamente una vicenda terribile,
che mi sembra rimossa dalla coscienza collettiva. Sto parlando
dell'aggressione alla Libia del 2011, guidata da Francia e NATO.
A 100 anni esatti dall'invasione coloniale della Libia da parte
del Regno d'Italia, il governo capeggiato da Silvio Berlusconi
aderì a quella vergognosa spedizione, forte del beneplacito
dell'opposizione parlamentare, guidata allora da Pierluigi
Bersani, e della benedizione del presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano. Alla faccia dell'art. 11 della Costituzione
Repubblicana, sempre strumentalmente invocata, spesso disattesa
e violata. Chi non ha memoria non ha futuro e perciò voglio
ricordare che gli ufficiali delle truppe d'invasione
assistettero probabilmente allo scempio del cadavere di
Gheddafi, trascinato nella polvere. La resistenza al
colonialismo e all'imperialismo è dunque più che mai attuale
anche per noi cristiani, a partire "desde el reverso de la
historia" (dalla parte di sotto della storia), come dicono i
teologi della liberazione; giacché davvero la croce è totalmente
alternativa alla spada di tutti gli oppressori.
Paolo Gianardi.
"Voci
che gridano, voci che sussurrano. Voci che si alzano in difesa di
questo o quell’ideale , che parlano di quell’ umanità che forse
stiamo perdendo e che invece vorremmo ( dovremmo?)ritrovare .
Voci che parlano di guerra , miseria ,fame ingiustizia ,diversità…
E di come la storia continui a non insegnarci nulla. Di come
riusciamo sempre a dimenticare quello che avevamo giurato di non
fare più.
Innocenti? Colpevoli? Ignavi? Indifferenti?
SMEMORATI. Ecco quello che siamo.
Perché se avessimo davvero ricordo e memoria del nostro passato oggi
non staremmo qui a contare i morti, i feriti, i
migranti."
GRAZIE A
MARIA CRISTINA GENTILONI:
Si chiama ABDOUKHADRE BA, un ventitreenne d’origine gambiana.
È originario d’un famiglia di pittori. Le difficili condizioni di vita
nel suo paese non gli consentono di approfondire la sua arte, cosi
decide di trasferirsi in Senegal dove segue una formazione approfondita
in pittura.
Ultimata la formazione ritorna in Gambia ma deve di nuovo lasciare il
Paese in quanto oppositore politico.
Ba è costretto a prendere la pericolosissima via del Sahara e del
Mediterraneo che miracolosamente e fortunatamente lo portano in Italia.
Per lui il Belpaese rappresenta un regalo di Dio, una terra dove
finalmente può sognare sfruttando la sua arte e lavorando come tutti per
farsi un futuro.
Ba dipinge utilizzando al posto del colore il Nescafè, in segno di
protesta contro l' importazione della coltivazione in Africa di un
prodotto usato solo dai colonizzatori.
Espone con successo a Milano e Verona.
Ma il suo sogno dura pochissimo. Purtroppo, gli è stato negato il
permesso di soggiorno ed ha dovuto andarsene dall'Italia.
Per dove? Riuscirà Ba a rifarsi un sogno e una vita?
Ci rimangono i suoi quadri, ormai arte clandestina...
Quel lungo filo nero che
lega le politiche di Marco Minniti a quelle di Matteo Salvini
Il Decreto Salvini su
immigrazione e sicurezza è diventato legge dello
Stato, la n. 132 del 1° dicembre 2018. Un brutto
giorno per la civiltà del diritto e l’integrazione
solidale dei cittadini migranti con i cittadini
italiani, i quali tutti – tranne i ricchi – hanno
gli stessi problemi: lavoro, salario, sanità, casa,
scuola, pensione… Un brutto giorno per l’Europa, per
la nostra Repubblica e la sua Costituzione. Bloccare
l’accoglienza vuol dire infatti creare più
irregolari e quindi spingere più persone verso il
lavoro nero, a vantaggio di imprese senza scrupoli,
e magari fra le braccia della criminalità
organizzata. Vediamo qualche esempio di quanto sta
già succedendo, anche a Piombino e dintorni, in
forza delle prime circolari applicative della nuova
normativa. Gli uomini e le donne titolari di
permesso di soggiorno umanitario perdono ogni
assistenza da parte del servizio sanitario pubblico,
lasciando così loro stessi e chi gli sta vicino più
esposti a malattie. Perfino le persone vulnerabili,
come le donne incinte e i figli che nasceranno, non
hanno più diritto all’assistenza sanitaria gratuita
d’urgenza, giacché nei lunghi mesi di attesa del
permesso di soggiorno (“tessera di plastica”) non
viene loro rilasciata neppure la tessera sanitaria.
Anche quando sono titolari di regolare permesso di
soggiorno, i cittadini stranieri incontrano molte
più difficoltà di integrazione, nel momento in cui
viene meno il Servizio di protezione richiedenti
asilo e rifugiati (SPRAR). Il provvedimento abolisce
sostanzialmente i permessi di soggiorno per motivi
umanitari. Senza dimenticare il trattenimento nei
centri per il rimpatrio: raddoppiano i tempi della
detenzione amministrativa senza processo (peraltro
già prevista dalle leggi Turco-Napolitano e
Bossi-Fini) , passando da 90 a 180 giorni. La Rete
solidale e antirazzista e la Comunità senegalese
preannunciano che il 25 gennaio si svolgerà a
Piombino un incontro pubblico di studio su questi
temi, con la partecipazione di avvocati ed esperti
del diritto. Nel frattempo, rinnovano la richiesta
affinché il Consiglio comunale di Piombino discuta
quanto prima la mozione per sospendere
l’applicazione del Decreto Salvini-legge 132, già
fatta propria dai comuni di Firenze, Bologna,
Torino. Tale mozione è stata da tempo formalizzata
da Fabrizio Callaioli (Rifondazione comunista) ed è
sostenuta da Daniele Massarri (Spirito libero).
Altre mozioni attendono da tempo di essere discusse:
Callaioli in precedenza aveva depositato infatti una
mozione per il conferimento della cittadinanza
onoraria al sindaco di Riace, Mimmo Lucano,
sostenuta da Marco Mosci (Sinistra per Piombino);
sullo stesso argomento, c’è pure un’altra mozione
promossa dal Partito democratico.
Associazione Teranga-Comunità senegalese Rete
solidale e antirazzista
Giornata contro la violenza
sulle donne. 24 novembre a Piombino, iniziativa itinerante a più voci
Buongiorno, siamo qui in piazza oggi come "Rete Solidale
Antirazzista Piombino"
a
manifestare la nostra solidarietà a Mimmo Lucano ,
sindaco di Riace, e all'esperienza di integrazione e di
umanità che ha saputo costruire.
La
"Rete Solidale Antirazzista Piombino", data dall'
insieme di associazioni ( Samarcanda , Libera, Restiamo
umani e altre.. ) e da persone singole che ritengono che
in questa fase della politica italiana sia in corso un
attacco senza precedenti non solo ai migranti ma anche
alla stessa idea di solidarietà. Vogliamo quindi dire
pubblicamente che NOI NON CI STIAMO, che
esiste un' Italia contro le politiche dell'odio e della
discriminazione.
Crediamo nella diversità e la multiculturalità come
elemento di crescita sociale e qui a Piombino cercheremo
di attivare un percorso di progetti per favorire
l'integrazione degli immigrati nella realtà locale
attraverso la conoscenza , lo scambio culturale e il
rispetto reciproco.
La
nostra prima iniziativa pubblica stata la presenza
alle celebrazioni del X Settembre, perchè il fascismo
non finito con la Liberazione e continua a presentarsi
con la sua faccia autoritaria e violenta indicando come
nemici non più gli ebrei, ma in prima battuta i
migranti e gli zingari per arrivare poi a limitare i
diritti degli omosessuali , i diversamente abili, le
donne.
Tornando a Riace, vorrei ricordare che:
Il
verbale della Prefettura di Reggio Calabria effettuato a
seguito delle ispezioni del gennaio 2017 descrive le
attività messe in campo ogni giorno in combinato tra
Riaciani e migranti: c'è un curdo che lavora il legno,
un cuoco sahariano che sforna le pizze, un melting pot di
razze dietro i banchi di scuola. "Si ritiene - scritto
nelle considerazioni finali Ð che l'esperienza di Riace
sia importante per la Calabria e segno distintivo di
quelle buone pratiche che possono far parlare bene della
regione".
Mimmo
Lucano veniva definito da Fortune uno fra i 50
personaggi più influenti a livello mondiale, veniva
ammirato anche dall'angelus domenicale di Papa
Francesco. Un uomo la cui lungimiranza ha creato un
modello di integrazione famoso più all'estero che in
Italia, il modello Riace. Città ben nota per la
provenienza di due statue nomadi e disperse nel Mar
mediterraneo, prima di far ritorno al museo nazionale di
Reggio Calabria.
L'arresto stato rivendicato in maniera disgustosa dal
Ministro degli Interni tramite un tweet. Lascia
estremamente allibiti il gongolare di una figura
istituzionale dinanzi a un arresto, nel momento in cui
lo stato di diritto presuppone la presunzione di non
colpevolezza fino al completamento dei gradi di giudizio
costituzionali.
Queste le parole scelte dalla
Federazione delle chiese evangeliche in Italia e dalla
parrocchia cattolica di San Gerlando di Lampedusa per
rievocare il terribile naufragio di 368 migranti, il
3 ottobre 2013, al largo dell’isola di Lampedusa.
Anche quest’anno, pochi
giorni fa, il 3 ottobre, una commemorazione
ecumenica stata occasione per ricordare i morti di
quel naufragio, le migliaia di migranti che attraversano
il Mediterraneo e le vittime di tutte le frontiere.
Dal ricordo di quelle morti
non può non scaturire una denuncia e un’individuazione
delle responsabilità: si muore per il cinismo dei
trafficanti, per la politica che ha chiuso ogni via
legale di accesso e per l’egoismo di chi invoca
frontiere chiuse e blocchi navali. Valga per tutti
l’esempio degli accordi per bloccare i migranti nei
lager in Libia, stretti con i signori della
guerra libici dal governo Minniti-Gentiloni e confermati
dal governo Salvini-Conte: in piena coerenza, del resto,
con la partecipazione italiana all’avventura libica
della Nato del 2011, voluta dal governo e
dall’"opposizione" parlamentare dell’epoca, a cento anni
esatti dall’invasione della Libia da parte delle truppe
coloniali del Regno d’Italia.
La commemorazione consente
ogni anno non solo il ricordo di una terribile tragedia
ma anche la possibilità di ribadire l’esigenza di creare
passaggi sicuri per i migranti e di continuare
l’esperienza dei
corridoi
umanitari che la
Federazione delle chiese evangeliche, la Tavola valdese
e la Comunità di Sant'Egidio stanno portando avanti dal
2016, attraverso Mediterranean
Hope (Speranza per il
Mediterraneo), programma, che nasce proprio all’indomani
della tragedia del 3 ottobre 2013.
Quelli che seguono sono
versi scritti da un amico, che preferisce non essere
nominato, scritti quando un bambinetto, figlio di
migranti, morì di sete su un barcone, nel Canale di
Sicilia:
Piccolo figlio,
ucciso
dalla sete e
dall’ingranaggio
senza
accento di umanità, che
priva
anche
dell’acqua i poveri.
Inerte
minuscolo Mos,
affidato alle correnti
dalle
giovani mani addolorate
di tua
madre e tuo padre,
lacerati nei loro cuori per
sempre.
Il
mare delle civiltà
ti
accolga
con la
pietà dell’esule Enea,
la
fraternità di Paolo,
apostolo di fede nuova,
la
sapienza di Ibn Rushd
Averro il commentatore.
Ti
accolga
con il
sospiro del vento tiepido
e
odoroso,
nutrito di vigne e oliveti,
palmizi e onde pazienti.
Trovi
tua madre
consolazione
e pace
tuo padre
tra
noi, fratelli infine.
(agosto 2004)
COMUNICATO STAMPA UFFICIALE DI STOP RACISM SULLA
CITTADINANZA ONORARIA A MIMMO LUCANO SINDACO DI RIACE
Mimmo Lucano è il simbolo dell'Italia migliore: della
solidarietà, della vera integrazione e dell'accoglienza. Ha
fatto rinascere il suo borgo, Riace, dando speranza e
lavoro.
Il "modello Riace", nato nel 1998, si fonda sull’accoglienza
diffusa, ed è riuscito in un paese ad alto rischio
abbandono. Unisce l’autonomia dei migranti con misure di
integrazione che passano per laboratori di artigianato,
panetterie, raccolta differenziata ed altre attività, e che
rendono i migranti cittadini attivi e partecipi della
comunità che li accoglie. Tutto ciò ha reso Riace esperienza
unica, apprezzata e pubblicizzata anche all'estero.
Piombino, medaglia d'oro della Resistenza, è una città
che ha sempre vantato un tessuto sociale molto attivo, che
si muove all'insegna del volontariato e della solidarietà.
Di quel tessuto noi facciamo parte ed all'insegna di quei
valori esprimiamo il nostro forte auspicio per una
concessione della cittadinanza onoraria al Sindaco di Riace.
Facciamo nostre le parole di padre Zanotelli e chiediamo al
Comune di Piombino ed al suo Consiglio Comunale di sostenere
la campagna “RIACE RIPARTE” attraverso questo
importantissimo atto simbolico.
Tutto questo non significa non dare importanza alla
situazione che sta vivendo la nostra città, al contrario.
Significa dimostrare ancora una volta che Piombino sa
"esserci", con la dignità e lo spirito solidale che l'hanno
sempre caratterizzata.
Ed una città che cerca di costruire un futuro migliore
non può non partire dall'essere accogliente e solidale.
Associazioni che hanno sottoscritto l'articolo:
Presidio di Libera A.Ambrosoli Piombino
Gruppo laicitaediritti
A.M.I. Piombino
Arci
Samarcanda
Croce del Sud
Associazione Il Labirinto
Pubblica Assistenza
Ruggero Toffolutti
Restiamo umani
Articolo 2
Casa Crocevia dei Popoli
Centro Missionario Diocesano
Fraternità Missionaria Pane e vita
Rete Solidale e antirazzista
La morte di Mauro Ferri, che prima di tutto era la
passione e l'anima dell'ANPI, mi ha profondamente
addolorata, come accaduto a tanti piombinesi. Il
cordoglio per la sua morte stato spontaneo e
profondamente sentito; non stato certo formale
nemmeno per noi, le amiche e gli amici dell'Unitre,
che gli abbiamo voluto bene, prima di tutto per la
sua umanità e simpatia, e poi per la sua
partecipazione attenta e piena di interesse ai corsi
e per il suo impegno nell'associazionismo. Ed ha
lasciato un gran vuoto in molti ragazzi, che ha
saputo coinvolgere in tante iniziative, tese a
formare adulti consapevoli. Amici cari di tutte le
età, cittadini comuni, rappresentanti delle
istituzioni, persone particolarmente significative,
troppo numerose per citarle, erano presenti alla
cappella del commiato per l'ultimo saluto laico; ci
vorrebbe un elenco di centinaia di donne, uomini,
adolescenti, tutti ugualmente dispiaciuti e
accomunati da questo senso di perdita umana e
civile. E valga solo come esempio la chiusa, alla
fine di tanti ricordi condivisi, in quel brutto
giorno, di Mauro Carrara, che ha intonato il canto
del Partigiano, che ci ha tutti uniti, quasi a
trovare un significato, un senso, a una vita. E poi
il ricordo collettivo nella sala Consiliare, da
parte di tanti suoi amici e di alcuni insegnanti,
con cui aveva collaborato, per trasformare quelli
che potevano sembrare sogni, in progetti. In queste
circostanze tutti abbiamo cercato di far sentire la
nostra partecipazione, soprattutto alle figlie; e al
nipote. E se hanno parlato di lui, con i loro
interventi pieni di affetto e di turbamento,
vincendo la naturale ritrosia di parlare in pubblico
e in una situazione cos“ difficile, e si sono
commosse e hanno pianto, le portavoce di tanti
nostri alunni adolescenti, cos“ apparentemente
cinici e indifferenti, vuol dire proprio che se ne
andata una persona speciale, per loro un "nonno"
speciale.
E
non so nemmeno se quell'incidente stradale, che si
portato via Mauro a ottantasei anni, sia stata la
morte banale di una persona eccezionale, per
l'umanità e i valori che sapeva comunicare a
generazioni diverse o se, semplicemente, Mauro, il
più giovane di tutti noi, abbia voluto fino
all'ultimo vivere appieno e in modo autonomo la sua
vita: se ne andava, a bordo della sua automobile, a
raccogliere olive da un caro amico.
Non so quando ho conosciuto Mauro: mi sembra da
sempre. Perché era sempre presente, in ogni evento
culturale e civile, con la sua intelligenza,
sensibilità e curiosità, con l'umiltà di voler
conoscere, l'entusiasmo di imparare e la volontà di
fare. Con la sua presenza gentile e premurosa, il
suo sorriso accogliente, il suo atteggiamento sempre
positivo lo potevi trovare alla stagione teatrale
come ai concerti del chiostro, come nelle mille
iniziative impegnate. A cantare Bella ciao il 25
aprile, per esempio, per continuare a diffondere
(non semplicemente a celebrare) i valori di Libertà
e democrazia della Resistenza, da non dare mai per
scontati; a organizzare, insieme all'ANPI, all'Arci
e all'Amministrazione Comunale, mostre, dibattiti,
discussioni: (basta ricordare l'ultimo incontro,
partecipatissimo, al Centro Giovani, sulla Battaglia
di Piombino), o per chiedere l'informatizzazione
degli eventi della Liberazione, a livello locale, ma
soprattutto per tener vivi i valori della Memoria e
i principi della nostra Costituzione. Con Mauro sono
stata a Mathausen e a Sant'Anna di Stazzema; a lui
ho sempre affidato le mie alunne più sensibili e
piene di interessi, che ha subito coinvolto in
ricerche, mostre e discussioni, che ha fatto
crescere in consapevolezza, sempre fiducioso e
incoraggiante, e che ha di sicuro influenzato nelle
loro scelte all'Università verso facoltà come
Scienze della Pace o Cooperazione Internazionale.
Chi non ricorda, sia a Piombino che nei viaggi che
contribuiva a organizzare, il tic tac del suo
bastone, con cui era sicuro di poter affrontare
qualsiasi ostacolo, come un Nembo Kid con il suo
mantello? Chi non ha provato apprensione e non gli
ha rispettosamente offerto il braccio, per paura che
cadesse?
Di Mauro conoscevo solo qualche sprazzo di vita,
perché non gli interessava parlare di sè, ma di un
futuro da costruire insieme. So che era nato e
cresciuto nel quartiere popolare del Cotone. Attivo
fin da giovanissimo nell'Anpi (come non ricordare la
gigantografia posta dai suoi amici più cari ai
piedi della bara?) e nel sindacato, operaio alla
Magona, "buttato fuori" durante la crisi del '53,
aveva contribuito alla nascita della Cooperativa La
Proletaria e poi della Confesercenti. Tenace e
coraggioso, dopo vari mestieri, non aveva lasciato
Piombino, (dove la crisi della fabbrica aveva
portato già allora a un'emigrazione al nord e
all'estero, e dove le condizioni economiche erano
difficilissime, ancora più di quelle attuali, ma
erano vissute con grande dignità e solidarietà), e
aveva aperto un piccolo ristorante (dove con il
tradizionale bar Nanni), intraprendendo l'attività
di piccolo imprenditore fino alla pensione.
Per me Mauro stato un costruttore di valori, una
persona che, in modo schietto e deciso, ha stimolato
istituzioni e organizzazioni, convinto non solo che
il passato non vada dimenticato, ma che il ricordo,
anche dei sacrifici e degli orrori, può aiutarci a
non ripeterli, e ci mette in guardia nei momenti
politicamente difficili per la nostra democrazia,
come quelli attuali, se ci impegniamo a difendere
sempre i principi della Costituzione. Proprio queste
convinzioni trasmetteva a tutti, soprattutto ai
giovani, che si accorgono subito se uno non
sincero; in loro ha sempre avuto fiducia e sempre li
ha incoraggiati. Il bene che dava e riceveva leniva
un po, come diceva, il vuoto lasciato
dall'amatissima moglie, anche se si sapeva
circondato dall'affetto infinito delle figlie.
Ultimamente stava impegnandosi con tutte le sue
forze per organizzare il viaggio ad Auschwitz di un
certo numero di studenti piombinesi, stimolando e
"assediando" Amministrazione comunale, Anpi e Arci.
Ed aveva pienamente ragione, perché questo un
viaggio (l'ho provato sulla mia pelle) che cambia la
vita.
Per questo, insieme all'invito rivolto a tutti, a
collaborare per il raggiungimento di questo
obiettivo, riporto la mia testimonianza del viaggio
del Treno della Memoria organizzato dalla Regione
Toscana, a cui ho partecipato anni fa, e lo dedico a
lui.
"E questo il fiore"
Con affetto
Loretta Mazzinghi
NOI, INSEGNANTI E
STUDENTI, TESTIMONI DELLÕORRORE DI AUSCHWITZ
Non proverò a descrivere tutti gli orrori di
Auschwitz; bisognerebbe inventare un nuovo
linguaggio per esprimerli. Proverò solo a
trasmettere che cosa ho provato.
C'ero anch'io ad Auschwitz: percepivo la presenza e
il tormento di quel milione e mezzo di ebrei
bruciati nei forni crematori, mentre negli altri
lager, più di mille, ne morivano altri cinque
milioni e mezzo (e come concepire, soltanto
comprendere un numero cos“ spaventoso di poveri
esseri umani?). C'ero anch'io insieme a loro, nel
campo sterminato di Birkenau, che si slargava a
perdita d'occhio per chilometri, sferzato dal vento
e dalla neve, il lager più maledetto dell'universo
concentrazionario, dove nemmeno gli uccelli si
posano sugli alberi scheletriti, perché permane,
ancora dopo sessantadue anni, lo spaventoso odore
della morte. C'ero anch'io con loro, percepivo il
loro calvario; coperti di stracci e con gli zoccoli,
anche d'inverno, a lavorare fino alla morte,
portando pesi spaventosi, passando con questi sopra
i corpi di chi cadeva, mangiando solo una brodaglia;
tutto organizzato, perché i deportati
sopravvivessero da uno a tre mesi, la media
necessaria per far raggiungere il massimo profitto
agli aguzzini. Ero li con gli uomini, le donne e i
bambini!...
Ero con loro; facevo lo stesso percorso, che portava
al muro della morte, a soffocare nelle celle prive
d'aria, lavorando dodici ore al giorno e costretti a
stare in piedi la notte, per paradossali punizioni,
fino a raggiungere il massimo di sopravvivenza
possibile: venti giorni. Ero con loro, pigiati nelle
baracche come animali, senza riparo dal freddo e
dalla pioggia; soltanto con un po d'erba come
giaciglio, come nelle stalle, perché l'obiettivo di
sterminio totale, la soluzione finale prevedeva
minuziosamente, come prima tappa, la
disumanizzazione delle vittime, il togliere loro
ogni brandello di dignità.
Ero ad Auschwitz, con i suoi quattrocentomila
bambini, del milione e mezzo complessivo, (o due
milioni?) passati per il camino, e
contemporaneamente sentivo di essere negli oltre
mille campi dove, per il progetto folle di una razza
superiore e di un'umanità di essa schiava, venivano
massacrati tutti i diversi; accanto agli ebrei
oppositori politici, prigionieri di guerra,
omosessuali, zingari, testimoni di Jeova,
handycappati, fino alla cifra spaventosa (ma come
sapere, come contare?) di oltre tredici milioni di
vittime.
Ero con tutti loro, all'entrata di Auschwitz, dove
era scritto: "il lavoro vi renderà liberi" dove gli
ebrei giungevano, dopo il terribile viaggio nei
carri bestiame, con le loro valigie e le loro
fotografie, convinti di dover fare una doccia
disinfestante, incoraggiati dalle SS in questo
mostruoso inganno, e mandati nelle camere a gas
(subito, il 70% di ogni convoglio), ad agonizzare
per venti minuti.
Ed ecco, nel Museo dell'orrore di Auschwitz, erano
davanti a noi migliaia di valigie e di occhiali e di
scarpe e di fotografie e di poveri oggetti
quotidiani; quintali di capelli tagliati alle povere
vittime per fare tessuti; lampadari fatti di pelle
umana e i camicini dei bambini, le loro scarpine, i
loro giocattoli, le foto dei loro corpicini
scheletriti, per le privazioni e per gli esperimenti
infami, loro, cavie crocifisse del dottor Mengele.
Il disegno spaventoso della Shoah prevedeva questa
organizzazione perfetta per il completo sfruttamento
degli schiavi; il profitto ottenuto con la
complicità della scienza; un meccanismo di assoluta
deresponsabilizzazione; la complicità di tutti
coloro che non volevano vedere o guadagnavano da
questa schiavitù.
Andare ad Auschwitz un viaggio che cambia la vita
di tutti, ma che ha particolarmente scavato
nell'umanità dei nostri settecento giovani, sul
treno della memoria, organizzato dalla Regione
Toscana. L'ho sentito nei nostri nove alunni di
Piombino. L'ho letto negli occhi rossi di Jessica e
di Barbara, nell'agitazione di Antonietta,
nell'angoscia nervosa di Agnese e di Giulia, nel
pianto di Matteo per troppa sofferenza, nella
compostezza di Alessandro, nei visi seri e tirati di
tutti i nostri giovani, in questa visita spaventosa;
durante la cerimonia dei ceri accesi, nel vento e
nella neve, celebrata per l'augurio di un silenzio e
di una pace non più interrotta dalla sofferenza.
L'ho visto dall'attenzione con cui hanno seguito le
testimonianze degli ultimi sopravvissuti: le sorelle
Bucci, bambine ad Auschwitz; Marcello Martini,
deportato politico di quattordici anni a Mathausen.
Perché l'orrore di Auschwitz si ripete negli
infiniti lager sparsi in Europa.
Anche noi adulti (io, Ziza, Mirta, Isabella),
sbigottiti e consapevoli della nostra difficoltà di
insegnanti, a trasmettere in modo adeguato il nostro
grido: "Mai più!", ci sentiamo testimoni, mentre
visivamente scorrono le conseguenze ultime del
nazionalismo e del razzismo, il progetto spaventoso
dell'annientamento totale del popolo ebreo.
Ma i nostri nuovi testimoni saranno proprio i nostri
ragazzi: questo il loro impegno, la loro volontà;
sono loro i nuovi guardiani, che vegliano perché non
ci sia più il sonno della ragione, perché non
possano più rinascere nuovi mostri. Perché non si
può comprendere tutto questo parlando solo di follia
del secolo breve, di situazioni orribili, ma finite
per sempre.
Infatti il nuovo millennio rivela vecchie e nuove
follie, sia che si tratti di portare la democrazia
distruggendo interi stati, sia che pretenda di
combattere un terrorismo, che non si comprende e che
ci getta nel panico, con le bombe intelligenti e con
centinaia di migliaia di civili uccisi come effetti
collaterali; sia che si tratti di un esercito
israeliano diventato carnefice dei palestinesi, con
giovani che rispondono con la disperazione dei
Kamikaze; sia che si tratti di pulizia etnica fin
nel cuore della "civilissima" Europa, o di guerre
tribali in Africa, strumentalizzate dagli interessi
delle multinazionali.
Cari ragazzi, voi che siete i nuovi testimoni,
spiegate voi i veleni del razzismo agli imbecilli
che scrivono, sui banchi e sui muri, scritte
neonaziste, per ignoranza o complessi di inferiorità
o di superiorità; urlateli voi, ai negazionisti, gli
orrori di Auschwitz; ammoniteli a non considerare
nuove razze inferiori, da disprezzare e sfruttare,
marocchini e senegalesi, albanesi e romeni o
musulmani in genere, insomma i nuovi migranti in una
terra fino a trenta anni fa di emigranti.
Ma, soprattutto perché mai più ciò avvenga, voi
ragazzi, cos“ numerosi nel mondo del volontariato,
riappropriatevi della politica. Da troppe
generazioni l'avete disertata. Ricostruite i vostri
movimenti; entrate nei partiti e nelle istituzioni;
ricominciate a sognare e a confrontarvi sul progetto
di una nuova realtà; cercate di dare un nuovo
significato alle parole, ormai svuotate, di pace e
di giustizia sociale. Non vi illudete che le
"conoscenze" e l'arrivismo possano darvi la
sicurezza di un lavoro, la soluzione dei vostri
problemi personali. La storia ci dice che niente si
ottiene senza valori, solidarietà e lotta.
Ricordando l'orrore della Shoah, quasi l'apparente
normalità con cui si potuta verificare, mi vengono
sempre in mente alcune frasi di Martin Riemoller,
pastore evangelico tedesco, Lager di Dachau 1942:
"Prima vennero per gli ebrei e io non dissi nulla
perché non ero ebreo. Poi vennero per i comunisti e
io non dissi nulla perché non ero comunista. Poi
vennero per i sindacalisti e io non dissi nulla
perché non ero sindacalista. Poi vennero a prendere
me e non c'era rimasto più nessuno che potesse dire
qualcosa."
Non ascoltabile l'intervento di Maria Cristina Gentiloni, troppo lontana dal microfono.
Lidia Menapace si scusata successivamente, per avere trascurato numerose questioni, poste durante il dibattito, nel suo intervento conclusivo
LIDIA MENAPACE fu protagonista del Sessantotto. Con lei ragioneremo soprattutto del ruolo decisivo delle donne nel cambiamento della società, delle famiglie, del senso comune... Organizza l'associazione Restiamo Umani.
Sabato
17 marzo 2018
dalle ore 16:00 alle ore
19:00
Centro Giovani, via
della Resistenza, 4 -
57025 Piombino Li.
La mostra-evento “Minerali clandestini” sostenuta ed organizzata dalla Croce del Sud insieme a Centro Missionario Diocesano, Caritas, Arci-Samarcanda, Restiamo Umani, Libera, Ass.Saharawi, è una denuncia, un richiamo, una proposta. Un percorso di conoscenza per aprire gli occhi sui telefoni cellulari e su molto altro ancora. E' un evento a cui partecipare e da diffondere. A Piombino l’evento si svolgerà dal 12 al 17 marzo 2018: sono previsti in via prioritaria interventi nelle scuole secondarie della città; la mattina di mercoledi 14 marzo 2018 la mostra stazionerà nella Piazza Gramsci e in Corso Italia, mentre nel pomeriggio si svolgerà un incontro pubblico con la cittadinanza, a cui prenderà parte il coordinatore della mostra, Eugenio Melandri di “Chiama l'Africa”.
Campagna internazionale di tracciabilità
La mostra-evento “Minerali clandestini” sostenuta ed organizzata dalla Croce del Sud insieme a Centro Missionario Diocesano, Caritas, Arci-Samarcanda, Restiamo Umani, Libera, Ass.Saharawi, è una denuncia, un richiamo, una proposta. Un percorso di conoscenza per aprire gli occhi sui telefoni cellulari e su molto altro ancora. E' un evento a cui partecipare e da diffondere. A Piombino l’evento si svolgerà dal 12 al 17 marzo 2018: sono previsti in via prioritaria interventi nelle scuole secondarie della città; la mattina di mercoledi 14 marzo 2018 la mostra stazionerà nella Piazza Gramsci e in Corso Italia, mentre nel pomeriggio si svolgerà un incontro pubblico con la cittadinanza, a cui prenderà parte il coordinatore della mostra, Eugenio Melandri di “Chiama l'Africa”.
Dall’articolo del Notiziario NEWS della Croce del Sud
Tutti comunicano, ma nessuno conosce lo strumento che utilizza. La mostra “Minerali clandestini” parte da un dato concreto: i cellulari, patrimonio universale con molti però. Il primo e il più importante: la composizione dello strumento è ai più sconosciuta, come se mangiassimo un pane fatto con farina radioattiva e non lo sapessimo. Secondo le leggi delle proporzioni ognuno di noi, possessore di telefoni, tablet o pc, finanzia con i suoi acquisti una porzione di guerra, di sfruttamento del lavoro, di lavoro minorile, di disastri ambientali ed di immigrazione da terre dove la fuga è già un privilegio. Parliamo di minerali e cellulari perché dietro ad un prodotto straordinario, manifestazione del progresso tecnologico, si nascondono buchi neri che celano le verità scomode della produzione, specialmente quelle legate all'estrazione e alla prima lavorazione di tanti minerali come il coltan (columbo-tantalite), un minerale che allunga la vita della batteria del cellulare e la durata della carica: in ogni cellulare ve ne son almeno 40 mg. E poi l'oro, essenziale nelle schede per computer; lo stagno, grazie al quale, per mezzo di un'invisibile pellicola, il nostro telefonino è touch; il tungsteno, senza il quale il nostro cellulare non potrebbe vibrare; il cobalto, fondamentale per la produzione di batterie agli ioni di litio. E infine l'uranio, notoriamente radioattivo, è presente nei nostri cellulari: il coltan ne contiene in quantità talmente ridotta da renderne impossibile la separazione. In Congo, nella zona del Kivu, una delle aree più povere del mondo, si trova il coltan più conteso dalle industrie di trasformazione perché particolarmente ricco di tantalite: dal 1993 ad oggi le guerre per il controllo dei territori di estrazione, tra esercito regolare e gruppi paramilitari ripagati da imprese straniere, hanno provocato 8 milioni di morti civili, migliaia di donne stuprate, centinaia di bambini-soldato costretti a combattere. Sappiamo molto poco di quelle guerre, i mass media di grande diffusione hanno trasmesso informazioni che sostenevano come la principale matrice delle guerre in corso fossero i conflitti di origine etnica. Non hanno approfondito i meccanismi nei quali entravano in causa le economie occidentali ed i loro interessi collegati all'estrazione mineraria ed al commercio delle armi. Da indagini svolte da organismi indipendenti, si rileva come le grandi marche produttrici di elettronica si dichiarino inconsapevoli del mancato rispetto dei diritti umani e ambientali che si esercitano nell'approvvigionamento delle materie prime. E' molto semplice: le aziende vogliono vendere con il massimo profitto senza uscire dal mercato, i consumatori aspirano a possedere la massima tecnologia al minimo prezzo di acquisto. Che fare, allora? Non si chiede alle grandi aziende di boicottare la produzione mineraria del Congo o degli altri paesi africani, ma di attuare la Guida sulla dovuta diligenza (due diligence) auspicata dall'Ocse, cioè di mettere in chiaro il processo di approvvigionamento dei loro fornitori diretti e indiretti, imponendo loro il rispetto dei diritti umani. Una coalizione europea di organizzazioni della società civile impegnate nella Campagna sui conflict minerals, tra cui FOCSIV e CIDSE, ha raggiunto un primo traguardo il 15 giugno 2016. In quella data i rappresentanti dell’Unione Europea incaricati di negoziare il Regolamento sui minerali dei conflitti sono giunti ad un accordo politico che impone il rispetto della due diligence, ma solo per le aziende con più di 500 dipendenti: una decisione al ribasso dovuta ai soliti veti delle industrie del settore. C'è bisogno di una politica e di un'economia non compromesse. C'è bisogno di accordi internazionali non solo di facciata. C'è bisogno di più informazione e di consumatori consapevoli. Nel 2010, in Olanda è nato un progetto, inizialmente come semplice campagna di sensibilizzazione, che è cresciuto anno dopo anno ed è diventato un’impresa sociale: si chiama Fairphone il primo smartphone etico, che si può riparare facilmente, con componenti modulari facili da sostituire, realizzato con materiali Fair Trade, nel rispetto di chi lavora alla sua produzione e dell’ambiente. Oggi gli utenti sono più di 125.000, grazie al successo del secondo modello, il Fairphone 2, lanciato nel 2016. Lo smartphone arriverà presto anche in Italia. A noi la scelta: un consumatore etico è un consumatore libero.
Per l'
impegno
alla
piena
attuazione
della
Costituzione
della
Repubblica
Italiana
La
Costituzione
della
Repubblica
Italiana
un
documento
perfettamente
articolato.
Essa
il
frutto
di due
fattori
concomitanti,
entrambi
di
enorme
valore:
a) la
guerra
di
liberazione
dal
nazismo
tedesco
e dal
fascismo
italiano,
che
rappresenta
il
riscatto
di un
intero
popolo,
già
iniziato
con la
partecipazione
dei
volontari
nella
guerra
contro
il
franchismo
in
Spagna e
concluso
con la
guerra
della
resistenza
in tutta
Italia;
il
risultato
stata
la
liberazione
delle
grandi
città e
di molte
parti di
territorio;
b) il
contributo
di un
ampio e
composito
schieramento
di forze
che
hanno
avuto il
grande
merito
di voler
offrire
un
documento
che
riunisse
i
migliori
principi
di ogni
pensiero
politico
e che
fosse
veramente
e
ampiamente
condivisibile
dalla
maggior
parte
del
popolo.
Il
risultato
una
eccellente
Carta
Costituzionale
nella
quale
ancora
oggi la
stragrande
maggioranza
della
popolazione
si
riconosce
e ne
chiede
il
rispetto.
Però,
come
sotto
gli
occhi di
tutti,
il
dettato
costituzionale
largamente
disatteso
ancora
oggi
nella
nostra
società:
nel
rispetto
dei
diritti,
a
maggior
ragione
per le
fasce
più
deboli
della
popolazione,
donne,
emigranti,
bambini,
anziani,
disabili,
non
abbienti;
nel
rispetto
dell’ambiente,
distrutto,
inquinato,
degradato
in ogni
sua
forma
più
nobile,
trasformato
in
raccoglitore
di
rifiuti
e in
sterminati
parcheggi
per auto
e
persone;
nella
possibilità
di
godere a
pieno
delle
risorse
naturali
come
l’acqua,
le
spiagge,
le
bellezze
naturali.
In
particolare,
siamo
ancora
lontani
dal
garantire
a tutti
il
diritto
al
lavoro
ed alla
dignità
che da
questo
discende,
grazie
soprattutto
al
neoliberismo
imperante
che ha
determinato
la
cessione
della
politica
economica
ad
entità
astratte
come le
multinazionali,
che
hanno
come
unico
fine il
profitto
a
l’accumulo
di
capitali.
I
lavoratori
ed i
cittadini
del
comprensorio,
riuniti
in
assemblea
il 7
dicembre
2017, in
occasione
del
dibattito
su
"Diritti
e lavoro
nelle
crisi
industriali",
con il
sostegno
delle
associazioni
"Attuare
la
Costituzione",
"Coordinamento
Art. 1 –
Camping
CIG",
"Lega
Ambiente",
"Restiamo
Umani",
"Lavoro,
salute e
dignità
hanno
elaborato
questo
documento,
frutto
del
dibattito,
da
proporre
a tutte
le
Istituzioni
di
Governo
locali
affinché
venga
discusso
e
approvato
nei
Consigli
Comunali,
con
l’impegno
di
assumere
come
priorità
della
loro
azione
la piena
attuazione
della
Costituzione
repubblicana
garantendo
che gli
atti di
governo
siano:
• in
rispetto
ed
attuazione
dei
principi
costituzionali.
• per
una
pianificazione
territoriale
conforme
alle
disposizioni
costituzionali
e
largamente
partecipata
dalla
popolazione.
• per la
rimozione
di tutti
gli
ostacoli
che
impediscono
alle
persone
di
ottenere
un
lavoro
consono
alle
proprie
attitudini
e
capacità.
• in
attuazione
degli
articoli
41, 42 e
43 della
Costituzione,
garantendo
la
proprietà
privata
a patto
che essa
svolga
funzione
sociale.
Con
l'approvazione
di
questo
documento
le
amministrazioni
si
impegnano
ad
un’azione
coordinata
con le
altre
realtà
comunali
che già
hanno
aderito,
e che
aderiranno,
ad un
percorso
per la
piena
attuazione
della
Costituzione,
dei
principi
fondamentali
di
eguaglianza,
solidarietà,
giustizia
sociale
in essa
contenuti
e della
sua
Parte
Terza
sui
rapporti
economici.
Le
Associazioni:
"Attuare
la
Costituzione";
"Coordinamento
Art. 1 –
Camping
CIG";
"Lavoro,
salute e
dignità";
"Lega
Ambiente";
"Restiamo
Umani".
Il problema del terrorismo, della sicurezza e la crisi socio-economica, che affiggono oggi molti Paesi europei, stanno rendendo molto difficile il dialogo interreligioso. Di fronte all’islamofobia, alimentata dal terrorismo, cresce il sentimento di paura e di insicurezza in seno alle minoranze culturali e religiose, favorendone la tendenza alla ghettizzazione. E al riguardo la minoranza musulmana – la prima in termini numerici in Italia e in molti Paesi europei – rischia l’auto-isolamento, con tutto quello che ciò comporta. Per contrastare questo problema occorre tenere vivo e costruttivo il canale di dialogo con i musulmani.
Nel quadro del clima sociale che si respira oggi in Italia, la Giornata ecumenica del Dialogo Cristiano-Islamico è più che mai indispensabile. A 16 anni dalla sua istituzione, la Giornata si trova ora di fronte a una grande sfida culturale e sociale: quella di potenziare il dialogo rendendolo fruttuoso. E, affinché ciò possa avvenire, occorre un maggiore sforzo di tutti coloro che in questi anni hanno creduto a questa esperienza di grande interesse civico e l’hanno sostenuta: dalle comunità religiose alle istituzioni, fino alle realtà laiche e a quelle dei giovani e delle donne.
Nell’ambito del dialogo in generale, e di quello interreligioso in particolare, il contributo delle donne è fondamentale, ma non viene abbastanza valorizzato e messo a frutto. La Giornata di quest’anno – venerdì 27 ottobre– sarà quindi dedicata al ruolo delle donne nel dialogo interreligioso.
Il
ruolo
delle
donne
nel
dialogo
interreligioso
Sala stampa della Camera dei deputati
Via della Missione, 4 - Roma
27 ottobre - ore 11.30
saluti istituzionali dell’on. Khalid Chaouki
e dell’on. Luigi Lacquaniti
intervengono
Mirella Manocchio presidente dell’Opera per le Chiese evangeliche metodiste in Italia
Fatma Zohra Benabli mediatrice culturale
Aouatif Mazigh
rappresentante del Centro islamico culturale d’Italia
Letizia De Torre
esponente del Movimento dei Focolari
Karima Moual
giornalista
moderano Mostafa El Ayoubi caporedattore di Confronti
e Claudio Paravati direttore di Confronti
Obbligo di giacca per gli uomini
Per informazioni e accredito: info@confronti.net
Per le varie iniziative che si svolgeranno a livello nazionale visitare il sito: www.ildialogo.org
Confronti -
via Firenze,
38 - 00184
Roma
tel.
064820503
mail: info@confronti.net
Ebook: Ernesto Che Guevara 1967 – 2017
Nel
cinquantenario dell’assassinio di Enesto
Che Guevara, pubblichiamo questo ebook
contenente una breve biografia scritta
da Antonio Moscato e un discorso del Che
pronunciato il 9 maggio 1964 nel
seminario di chiusura su «I giovani e la
rivoluzione», organizzato dalla Ujc.
Il Coordinamento
Art. 1-Camping CIG esprime affettuoso
cordoglio ai familiari delle vittime,
solidarietà e vicinanza a tutti i livornesi:
vogliamo far sapere loro che non sono soli.
Con loro ci sono gli abitanti della Val di
Cornia, ci sono i lavoratori delle fabbriche
piombinesi e dell’indotto, c’é anche il
Camping CIG: ecco i “campeggiatori”
all'opera.
Per vedere le immagini, connettersi a
facebook al seguente link.
https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=1837074463271489&id=100009068598313&pnref=story
L’accusa di Medici senza Frontiere: “L’Europa sta pagando per
gli abusi commessi in Libia”
Il
presidente della Ong: «I governi hanno scelto di contenere le
persone in questa situazione»
Omaggio
a don Lorenzo Milani (festa della Sinistra per
Castagneto, 21 luglio 2017). Contributo di Paolo
Gianardi (ass. Restiamo Umani).
A Barbiana c’è un piccolo cimitero, così piccolo che sembra un orto.
Riposa lì don Lorenzo Milani, testimone di Cristo e
fratello degli ultimi.
Le guerre
di Trump. Un progetto tenuto segreto per un anno ("opera
strategica militare e per la sicurezza e la salute nazionale")
per far arrivare i treni carichi di armamenti all'interno della
base, con una nuova linea ferrata e il passaggio sul Canale dei
Navicelli. Antimilitaristi mobilitati, organizzati presidio e
corteo per la Festa della Repubblica.
Al
lavoro per la terza edizione di Bella ciao Cantiamola in
piazza.
Il
momento particolare che sta vivendo la città ha indotto
le associazioni promotrici, “Restiamo umani” e “Ruggero
Toffolutti” per la sicurezza dei luoghi di lavoro ad
anticipare l’appuntamento dalla sera del 24 aprile a
quella di martedì 18 aprile, come sempre in piazza
Cappelletti. Ma alle 21. Alla vigilia, cioè,
dell’incontro al ministero per lo sviluppo economico e
della partenza dei pullman dei lavoratori
che si recheranno nella capitale per sostenere la
vertenza Aferpi ..
Ricordare senza enfasi e senza retorica la Liberazione,
significa attualizzarne il significato in chiave locale
e non. In modo pacifico e civile.
Quindi, Resistenza per ottenere occupazione dignitosa,
nel rispetto delle persone e dell’ambiente, ed un
modello di sviluppo integrato che non lasci indietro
nessuno.
Quindi, Resistenza contro le nuove forme di fascismo e
di razzismo che si stanno facendo strada in Europa sulla
pelle dei cittadini immigrati.
Come sempre, “Bella ciao, cantiamola in piazza” non ha
carattere istituzionale ed è aperta a quanti si
riconoscono in questi valori.
Le associazioni e le organizzazioni politiche che
intendono partecipare sono invitate a portare un unico
proprio simbolo, sia esso una bandiera o uno striscione
mentre chi annuncia l’adesione è invitato ad essere
presente.
Camp Darby armi Usa per la guerra in Siria e
Yemen
Manlio Dinucci
Si
chiama «Liberty Passion» (Passione per la Libertà). È una
modernissima, enorme nave statunitense di tipo Ro/Ro
(progettata per trasportare veicoli e carichi su ruote):
lunga 200 metri, ha 12 ponti con una superficie totale di
oltre 50000 m2, sufficienti al trasporto di un carico
equivalente a 6500 automobili.
La
nave, appartenente alla compagnia statunitense «Liberty
Global Logistics», ha fatto il suo primo scalo il 24 marzo
nel porto di Livorno. Prende così via ufficialmente un
collegamento regolare tra Livorno e i porti di Aqaba in
Giordania e Gedda in Arabia Saudita, effettuato mensilmente
dalla «Liberty Passion» e dalle sue consorelle «Liberty
Pride» (Orgoglio di Libertà) e «Liberty Promise» (Promessa
di Libertà). L’apertura di tale servizio è stata celebrata
come «una festa per il porto di Livorno».
Nessuno dice, però, perché la compagnia statunitense abbia
scelto proprio lo scalo toscano. Lo spiega un comunicato
dell’Amministrazione marittima Usa (4 marzo 2017): la
«Liberty Passion» e le altre due navi, che effettuano il
collegamento Livorno-Aqaba-Gedda, fanno parte del «Programma
di sicurezza marittima» che, attraverso una partnership tra
pubblico e privato, «fornisce al Dipartimento della difesa
una potente, mobile flotta di proprietà privata, con
bandiera ed equipaggio statunitensi». Le tre navi hanno
ciascuna «la capacità di trasportare centinaia di veicoli da
combattimento e da sppoggio, tra cui carrarmati, veicoli per
il trasporto truppe, elicotteri ed equipaggiamenti per le
unità militari».
È
dunque chiaro perché, per il collegamento con i due porti
mediorientali, la compagnia statunitense abbia scelto il
porto di Livorno. Esso è collegato a Camp Darby, la
limitrofa base logistica dello U.S. Army, che rifornisce le
forze terrestri e aeree Usa nell’area mediterranea,
mediorientale, africana e oltre. E’ l’unico sito
dell’esercito Usa in cui il materiale preposizionato (carrarmati,
ecc.) è collocato insieme alle munizioni: nei suoi 125
bunker vi è l’intero equipaggiamento di due battaglioni
corazzati e due di fanteria meccanizzata. Vi sono stoccate
anche enormi quantità di bombe e missili per aerei, insieme
ai «kit di montaggio» per costruire rapidamente aeroporti in
zone di guerra. Questi e altri materiali bellici possono
essere rapidamente inviati in zona di operazione attraverso
il porto di Livorno, collegato alla base dal Canale dei
Navicelli recentemente allargato, e attraverso l’aeroporto
militare di Pisa. Da qui sono partite le bombe usate nelle
guerre contro l’Iraq, la Jugoslavia e la Libia.
Nel
suo viaggio inaugurale – riportano documentate fonti (AsiaNews
e altre) – la «Liberty Passion» ha trasportato 250 veicoli
militari da Livorno al porto giordano di Aqaba dove,
attraversato il Canale di Suez, è arrivata il 7 aprile. Due
giorni prima, a Washington, il presidente Trump riceveva re
Abdullah, per la seconda volta da febbraio, ribadendo
l’appoggio statunitense alla Giordania di fronte alla
minaccia terroristica proveniente dalla Siria. Mentre
proprio in Giordania sono stati addestrati per anni – da
istruttori statunitensi, britannici e francesi – militanti
dell’«Esercito libero siriano» per attacchi terroristici in
Siria.
Vari
rapporti indicano crescenti movimenti di truppe Usa, dotate
di carrarmati e veicoli corazzati, al confine
giordano-siriano. L’obiettivo sarebbe quello di
impadronirsi, usando anche truppe giordane, della fascia
meridionale del territorio siriano, dove operano forze
speciali statunitensi e britanniche a sostegno
dell’«Esercito libero siriano» che si scontra con l’Isis.
Già in febbraio il presidente Trump aveva discusso con re
Abdullah «la possibilità di stabilire zone sicure in Siria».
In altre parole, la possibilità di balcanizzare la Siria
vista l’impossibilità di controllare l’intero suo
territorio, in seguito all’intervento russo.
A
questa e altre operazioni belliche, tra cui la guerra
saudita che fa strage di civili nello Yemen, servono le armi
Usa che partono da Livorno. Città dove, su invito del
sindaco Nogarin (Movimento 5 Stelle), verrà probabilmente in
visita Papa Francesco, che ieri ha di nuovo denunciato «i
trafficanti di armi che guadagnano con il sangue degli
uomini e delle donne». Mentre a Livorno si festeggia il
fatto che il porto toscano sia stato scelto come scalo della
«Liberty Global Logistics», con grandi prospettive di
sviluppo. Finché c’è guerra, c’è speranza.
(il manifesto, 14
aprile 2017)
Gente della città del ferro di Pino Bertelli
Grazie a
Pino Bertelli e a tutti coloro che sono intervenuti
all'inaugurazione di "Ferro, Fuoco, Terra! 50 anni di
lavoro in Maremma". Condividiamo qui il video racconto
che abbiamo proiettato per l'inaugurazione che raccoglie
le foto scattate da Pino agli operai della Lucchini di
Piombino.
Immagini
di classe operaia. Dalla fierezza del lavoro in fabbrica alle lotte in
difesa dei loro diritti.
"Il diritto della forza va combattuto con la forza del diritto"
(Don Andrea Gallo).
CONFERENZA STAMPA DI
PRESENTAZIONE DI "SEMI DI PACE"
È giunto alla XIX edizione
“Semi di pace”, lo storico
progetto promosso dalla rivista Confrontigrazie al
contributo 8 per mille della
Chiesa valdese - Unione delle chiese
metodiste e valdesi, per dare
voce a israeliani e palestinesi
impegnati nell’educazione alla pace. Il
progetto si propone di mostrare la
complessità della situazione in Medio
Oriente.
Dal 20 al 25 febbraio 2017, una
delegazione composta da operatori che
lavorano quotidianamente per il dialogo
nelle diverse realtà in Israele e nei
Territori palestinesi sarà in Italia per
condividere con il pubblico le proprie
esperienze nell’impegno a favore della
pace nonché le molteplici analisi sul
conflitto.
La delegazione sarà composta da:
Najwa S. I. Saadeh e Shulamit
Tamara Rabinowitz
dell’associazione Parents’ Circle,
composta da famiglie israeliane e
palestinesi che hanno avuto in comune la
sorte di vedere i propri familiari
morire a causa del conflitto;
Orna Akad, israeliana, e
Shatha Bannoura, palestinese,
rappresentanti rispettivamente di
Sindyanna of Galilee e del
Bethlehem Fair Trade Artisans,
organizzazioni dedite allo sviluppo
sostenibile e alla promozione di azioni
di commercio “equo e solidale” con
particolare attenzione ai diritti
soprattutto delle donne e ad uno spirito
di cooperazione.
La conferenza stampa di
presentazione è prevista per martedì 21
febbraio alle 11,30 presso la
Sala stampa della Camera dei
Deputati, introduce l’on.
Khalid Chaouki e modera
Claudio Paravati,
direttore di Confronti. Sarà possibile,
inoltre, conoscere e porre domande alla
delegazione.
È gradita la conferma della
partecipazione: info@confronti.net
La XIX edizione di “Semi di pace”, che
si svolgerà dal 20 al 25 febbraio 2017,
vedrà il coinvolgimento delle seguenti
organizzazioni:
Parents Circle - Families Forum
(PCFF) è un’organizzazione
pacifista composta esclusivamente da
famiglie israeliane e palestinesi che
hanno avuto in comune la sorte di vedere
i propri familiari morire a causa del
conflitto. Sono anche famiglie che non
hanno voluto reagire al trauma del lutto
con la volontà di vendetta e di odio, ma
hanno preferito ricercare il dialogo e
la riconciliazione con l’altro, per
arrestare lo spargimento di sangue e
operare a favore della pace.
Parents Circle è nata nel 1995, per
iniziativa di Yitzhak Frankenthal, il
cui figlio Arik era stato rapito e
ucciso da affiliati ad Hamas l’anno
precedente. Oggi ne fanno parte seicento
famiglie israeliane e palestinesi che
conducono un’azione comune per la
costruzione della pace. Molte le
attività promosse dall’associazione:
incontri di dialogo per giovani delle
due comunità, meeting pubblici tra le
famiglie delle vittime, azioni di
solidarietà e programmi educativi con il
coinvolgimento delle due parti, sito
internet in versione araba ed ebraica.
La comunità di Facebook “Crack in the
wall”, che conta oltre 28.000 membri,
agisce per creare una crepa nel muro,
impegnando palestinesi e israeliani nel
dialogo e fornendo una piattaforma per
esprimersi nella propria lingua, poi
tradotta all’altro.
Sindyanna of Galilee.
C’è un posto nel cuore della Galilea,
nel villaggio di Kafar Kanna (Cana),
dove le donne ebree e arabe lavorano
nell’uguaglianza e nel rispetto
reciproco: l’azienda Sindyanna of
Galilee e il Centro visitatori per il
commercio equo solidale. Sindyanna of
Galilee è un’organizzazione non-profit
legalmente riconosciuta fondata nel
1996. Guidata da donne, promuove la
cooperazione arabo-ebraica e sostiene un
giusto ritorno per gli agricoltori
arabi, offre posti di lavoro alle donne
arabe e tiene corsi di artigianato
tradizionale allo scopo di incrementare
il loro reddito.
Sindyanna integra pratiche commerciali
moderne con le tradizioni ed i mestieri
della Galilea: negli ultimi sei anni il
loro olio di oliva ha riscosso consensi
nazionali e internazionali. Sindyanna è
l’unico produttore certificato in
Israele e dal 2003 è membro
dell’Organizzazione mondiale del
commercio equo e solidale (WFTO).
Il Centro Visitatori di Kafar Kanna
accoglie turisti e serve come luogo di
incontro tra ebrei e arabi. I suoi spazi
sono adibiti a una vasta gamma di
attività e possono ospitare fino a 50
persone. Il Centro Visitatori comprende
uno studio dove le donne arabe
provenienti da Cana e dai villaggi
vicini imparano a lavorare il vimini,
intrecciano sia in stile tradizionale
che moderno, con foglie di palma, rami
di ulivo e di salice. Il loro studio è
diventato un luogo dove le donne arabe
ed ebree creano insieme.
Bethlehem Fair Trade Artisans (Bfta)
è un'organizzazione che molto ha in
comune con "Syndianna of Galilee".
Entrambe le organizzazioni collaborano
allo scopo di valorizzare le risorse
umane (femminili e non solo) e
territoriali (legno di Betlemme e olive
della Galilea) locali, ma anche per
favorire il dialogo e la conoscenza
reciproca. Fra le attività più
importanti del BFTA ci sono la
formazione a donne e categorie
svantaggiate, sostegno nelle vendite,
creazione di reti, ma soprattutto un
impegno nella costruzione di un nuovo
paradigma, la pace, a partire dal
lavoro, dalla creazione di opportunità
economiche reali.
Per
il Laboratorio scolastico
“TESTIMONI” (Scuole
medie I° e II° Grado “A. Guardi” - “ISIS Carducci, Volta,
Pacinotti”) sul tema della
“Nonviolenza”, è
stata invitata a Piombino la madre di
Vittorio Arrigoni
il giornalista, scrittore, attivista italiano rapito ed ucciso
nell'aprile 2011 nella Striscia di Gaza. E' stato così possibile
organizzare anche l'evento seguente:
Mercoledì
8 febbraio 2017 alle
ore 21 al Centro Giovani di Piombino
incontro pubblico con
Egidia Beretta Arrigoni
madre di Vittorio.
In Perù, Europa dell’Est, Africa, l’attivista italiano ha
portato il suo contributo ovunque ve ne fosse bisogno. Quando
andò in Congonel
2006, come osservatore dell’Onu, alla madre disse: “Vorrei far
vedere agli africani che c’è anche un Occidente amico e non solo
quello neocolonialista e sfruttatore”.
In Palestina, invece, arrivò la prima volta nel 2002. Proprio
quell’anno avvenne la sua iniziazione come scudo
umano davanti
a una scuola piena di bambini assediata dai carri armati
israeliani. Da quel momento Vittorio affrontò molti rischi per
aiutare la gente del posto e raccontare ciò che vedeva: i
bombardamenti, la morte di ragazzini inermi, il dolore negli
ospedali, le abitazioni distrutte.
Opera sempre per la pace,
anche quando vien voglia di rispondere occhio per occhio alle
offese. "Ma, come diceva il Mahatma Gandhi, a furia di dire
occhio per occhio, resteremo tutti ciechi”, gli scrisse Egidia
il 20 aprile del 2004.
Nonostante avesse visto tanta violenza e tante atrocità, la sua
passione per la pace nella giustizia e per i diritti umani lo
riportava sempre lì.
Con il patrocinio del Comune di Piombino, organizzano
l'incontro dell'8 febbraio l'Arci, Samarcanda, il Centro Giò
"Fabrizio De André" e Restiamo umani.
Le
cattive ragazze dicono no alla violenza maschile sulle donne.
26 Novembre 2016 Manifestazione Nazionale, ore
14:00, Piazza della
Repubblica, Roma. NON UNA DI MENO.
A Roma il 26 e 27
novembre si chiede al governo di intervenire con risposte
concrete
LETTERA APERTA
Al Presidente della Comunità Senegalese Val di Cornia
sig. Djili Diop e, p. c., alla Stampa Caro Presidente,
abbiamo ricevuto tramite facebook l'invito – rivolto
giustamente a tutta la cittadinanza - a partecipare alla
celebrazione del Magal 2016, in programma il 19
novembre: ringraziamo di cuore la Comunità Senegalese,
alcuni di noi saranno sicuramente presenti. Desideriamo
esprimere la vicinanza del Coordinamento Art. 1-Camping
CIG alla bella iniziativa della Comunità senegalese, la
quale si ripete da anni e rappresenta un momento
importante non solo per i fedeli islamici, ma anche per
tutte le donne e gli uomini della Val di Cornia che
credono nella pace che è inseparabile dalla giustizia;
nella solidarietà; nella laicità e nel dialogo
interreligioso: forti di questi valori, insieme
cancelleremo la guerra fra i poveri, che viene
malignamente propagandata per dividerci e sfruttarci;
tutte le guerre e i terrorismi, nel nome della comune
umanità! Vi saremo grati se vorrete dare lettura di
questo messaggio nel corso della giornata del 19
novembre.
Libia, la grande spartizione Petrolio, immense riserve d’acqua, miliardi
di fondi sovrani. Il bottino sotto le bombe
Manlio Dinucci
«L'Italia valuta positivamente le operazioni
aeree avviate oggi dagli Stati uniti su
alcuni obiettivi di Daesh a Sirte. Esse
avvengono su richiesta del Governo di Unità
Nazionale, a sostegno delle forze fedeli al
Governo, nel comune obiettivo di contribuire
a ristabilire la pace e la sicurezza in
Libia»: questo il comunicato diffuso della
Farnesina il 1° agosto.
Alla «pace e sicurezza in Libia» ci stanno
pensando a Washington, Parigi, Londra e Roma
gli stessi che, dopo aver destabilizzato e
frantumato con la guerra lo Stato libico,
vanno a raccogliere i cocci con la «missione
di assistenza internazionale alla Libia».
L’idea che hanno traspare attraverso
autorevoli voci. Paolo Scaroni, che a capo
dell’Eni ha manovrato in Libia tra fazioni e
mercenari ed è oggi vicepresidente della
Banca Rothschild, ha dichiarato al Corriere
della Sera che «occorre finirla con la
finzione della Libia», «paese inventato» dal
colonialismo italiano. Si deve «favorire la
nascita di un governo in Tripolitania, che
faccia appello a forze straniere che lo
aiutino a stare in piedi», spingendo
Cirenaica e Fezzan a creare propri governi
regionali, eventualmente con l’obiettivo di
federarsi nel lungo periodo. Intanto «ognuno
gestirebbe le sue fonti energetiche»,
presenti in Tripolitania e Cirenaica.
È la vecchia politica del colonialismo
ottocentesco, aggiornata in funzione
neocoloniale dalla strategia Usa/Nato, che
ha demolito interi Stati nazionali
(Jugoslavia, Libia) e frazionato altri
(Iraq, Siria), per controllare i loro
territori e le loro risorse. La Libia
possiede quasi il 40% del petrolio africano,
prezioso per l’alta qualità e il basso costo
di estrazione, e grosse riserve di gas
naturale, dal cui sfruttamento le
multinazionali statunitensi ed europee
possono ricavare oggi profitti di gran lunga
superiori a quelli che ottenevano prima
dallo Stato libico. Per di più, eliminando
lo Stato nazionale e trattando separatamente
con gruppi al potere in Tripolitania e
Cirenaica, possono ottenere la
privatizzazione delle riserve energetiche
statali e quindi il loro diretto controllo.
Oltre che dell’oro nero, le multinazionali
statunitensi ed europee vogliono
impadronirsi dell’oro bianco: l’immensa
riserva di acqua fossile della falda nubiana,
che si estende sotto Libia, Egitto, Sudan e
Ciad. Quali possibilità essa offra lo aveva
dimostrato lo Stato libico, costruendo
acquedotti che trasportavano acqua potabile
e per l’irrigazione, milioni di metri cubi
al giorno estratti da 1300 pozzi nel
deserto, per 1600 km fino alle città
costiere, rendendo fertili terre
desertiche.
Agli odierni raid aerei Usa in Libia
partecipano sia cacciabombardieri che
decollano da portaerei nel Mediterraneo e
probabilmente da basi in Giordania, sia
droni Predator armati di missili Hellfire
che decollano da Sigonella. Recitando la
parte di Stato sovrano, il governo Renzi
«autorizza caso per caso» la partenza di
droni armati Usa da Sigonella, mentre il
ministro degli esteri Gentiloni precisa che
«l'utilizzo delle basi non richiede una
specifica comunicazione al parlamento»,
assicurando che ciò «non è preludio a un
intervento militare» in Libia. Quando in
realtà l’intervento è già iniziato: forze
speciali statunitensi, britanniche e
francesi – confermano il Telegraph e Le
Monde – operano da tempo segretamente in
Libia per sostenere «il governo di unità
nazionale del premier Sarraj».
Sbarcando prima o poi ufficialmente in Libia
con la motivazione di liberarla dalla
presenza dell’Isis, gli Usa e le maggiori
potenze europee possono anche riaprire le
loro basi militari, chiuse da Gheddafi nel
1970, in una importante posizione
geostrategica all’intersezione tra
Mediterraneo, Africa e Medio Oriente.
Infine, con la «missione di assistenza alla
Libia», gli Usa e le maggiori potenze
europee si spartiscono il bottino della più
grande rapina del secolo: 150 miliardi di
dollari di fondi sovrani libici confiscati
nel 2011, che potrebbero quadruplicarsi se
l’export energetico libico tornasse ai
livelli precedenti.
Parte dei fondi sovrani, all’epoca di
Gheddafi, venne investita per creare una
moneta e organismi finanziari autonomi
dell’Unione Africana. Usa e Francia –
provano le mail di Hillary Clinton –
decisero di bloccare «il piano di Gheddafi
di creare una moneta africana», in
alternativa al dollaro e al franco Cfa. Fu
Hillary Clinton – documenta il New
York Times – a convincere Obama a
rompere gli indugi. «Il Presidente firmò un
documento segreto, che autorizzava una
operazione coperta in Libia e la fornitura
di armi ai ribelli», compresi gruppi fino a
poco prima classificati come terroristi,
mentre il Dipartimento di stato diretto
dalla Clinton li riconosceva come «legittimo
governo della Libia». Contemporaneamente la
Nato sotto comando Usa effettuava l’attacco
aeronavale con decine di migliaia di bombe e
missili, smantellando lo Stato libico,
attaccato allo stesso tempo dall’interno con
forze speciali anche del Qatar (grande amico
dell’Italia). Il conseguente disastro
sociale, che ha fatto più vittime della
guerra stessa soprattutto tra i migranti, ha
aperto la strada alla riconquista e
spartizione della Libia.
(il manifesto, 3 agosto 2016)
COMUNICATO
STAMPA
Il 29 Gennaio 2016 l'ASIU SpA ha
presentato alla Regione Toscana la
domanda con cui iniziava il procedimento
di VIA-AIA per l'avvio della ”4°
variante alle opere di chiusura della
discarica di Ischia di Crociano nel
Comune di Piombino”. Il procedimento non
si è concluso nei 150 giorni previsti, e
si ha notizia che la conferenza dei
servizi in merito è riconvocata per il
25 luglio. A
breve la società ASIU SpA metterà in
vendita le proprie azioni e confluirà in
Rimateria SpA. Da notare che l'assetto
societario di Rimateria prevede una
larga presenza di capitale privato (60%,
a fronte del 35% dei Comuni di Piombino,
Campiglia e San Vincenzo); ancora "in
sospeso" il 5% ex Lucchini A.S. I Comuni
di Castagneto Sassetta e Suvereto
restano fuori, in modo che
oggettivamente s'indebolisce la
compagine pubblica. Sembra che finora si
siano fatte avanti invece aziende
tedesche operanti nel ciclo delle scorie
industriali, ma nessun imprenditore
locale, né SEI Toscana, né Sales, nè
Aferpi. La sensazione è dunque che, con
un tale assetto societario, Rimateria
obbedirà a logiche prevalentemente di
mercato e business, importando rifiuti -
per risanare i 20 milioni di debito Asiu?
-, piuttosto che occuparsi delle
indispensabili bonifiche del SIN
piombinese (le quali creerebbero la
prevista ricaduta in termini di posti di
lavoro per gli operai dell'indotto) e
del connesso riciclo di materiali.
Tali opere prevedevano: ampliamento del volume totale di 400.000 mc, da riempire entro il 2018, attraverso sia la sopraelevazione della discarica che appoggiandosi ad una ex discarica Lucchini. Dello spazio previsto 70000 mc saranno dedicato ai rifiuti pericolosi, 70000 mc all'amianto compatto. Il quarto rinvio delle opere di chiusura di una discarica che nel progetto iniziale era stata dimensionata a 10 metri di altezza e che con l'ampliamento supererà i 30 metri è giustificato dal voler mettere i nuovi spazi al servizio delle bonifiche dell'area industriale di Piombino e comunque, sostiene l'ASIU, le modifiche non cambieranno l'impatto ambientale della discarica. Alcuni cittadini ed associazioni hanno ritenuto queste affermazioni non sufficientemente dimostrate, da qui le nostre 11 osservazioni inviate a suo tempo alla Regione. Controllando sul sito web della Regione Toscana abbiamo potuto leggere le “Controdeduzioni” elaborate da ASIU alle osservazioni da noi avanzate. Premesso che la risposta alle osservazioni spettano alla Regione, con questo comunicato stampa vogliamo rilevare solo alcune delle affermazioni contenute nelle controdeduzioni ASIU che ci hanno allarmato.
Nella osservazione numero 2 sottolineavamo la pericolosità dell'amianto compatto (classificato dall'Europa tra i rifiuti pericolosi) e l'impatto negativo che poteva avere data la vicinanza della discarica ad abitazioni civili. Asiu fa riferimento alle ventennali "esperienze dei consulenti Asiu" per rassicurare circa la pericolosità dell'amianto compatto. Facciamo rilevare che proprio il PRB approvato nel 2014 dalla Regione Toscana afferma (a pag. 10 dell'Allegato di Piano-4-) tra i criteri che escludono la possibilità di istallare una discarica come la nostra indica:
“26. Aree con presenza di centri abitati, secondo la definizione del vigente codice della strada, che non possono garantire il permanere di una fascia di rispetto di 500 metri fra il perimetro del centro abitato e il perimetro dell’impianto;”. Sempre nella stessa pagina, si individua tra i criteri penalizzanti l'essere in zona a pericolo idraulico medio. Ambedue questi aspetti negativi caratterizzano la nostra discarica! Ancora nella stessa legge troviamo:"Per le discariche di rifiuti pericolosi enon pericolosi che accettano rifiuti contenenti amianto, deve essere oggetto di specifico studio, al fine di evitare qualsiasi possibile trasporto aereo delle fibre, la distanza dai centri abitati in relazione alla direttrice dei venti dominanti. Tale direttrice è stabilita sulla base di dati statistici significativi dell'intero arco dell'anno e relativi ad un periodo non inferiore a 5 anni". La legge Toscana PRB del 2014 è richiamata da ASIU SpA solo per le parti che giustificano il piano ed ignorata quando lo mettono fortemente in dubbio.
Nella osservazione 6 facevamo riferimento alle norme indicate dalla Regione Lombardia in merito alle prescrizioni di sicurezza da adottare nelle discariche che hanno celle dedicate al cemento-amianto per tutelare l'ambientale e i lavoratori. Elencavamo alcuni accorgimenti tecnici ed impiantistici che tale legge indicava e che erano del tutto assenti nel progetto ASIU. Nella controdeduzione 6 ASIU fa riferimento a norme Nazionali e evidenzia che la Legge Regionale da noi citata è stata abrogata dal Tar della Lombardia nel Marzo 2016, ASIU continua affermando che tali norme ed impianti avrebbero senso se si trattasse amianto friabile. Giova ricordare che tale legge varata nel 2014 e riportata nel Bollettino Ufficiale N41, Serie Ordinaria-Venerdì 10 Ottobre 2014 della Regione Lombardia da pag.28 a pag.30 riguardava:” discariche per rifiuti non pericolosi monorifiuto o con cella appositamente ed esclusivamente dedicata ai rifiuti costituiti da materiali da costruzione contenenti amianto (RCA) legato in matrice cementizia o resinoide identificati dal CER 170605* sotto forma di lastre, tubazioni, travi, isolanti, guarnizioni e altre forme commerciali meno frequenti derivanti da materiali contenenti amianto in matrice compatta.”. Riguardava quindi un discarica che intende creare una cella per amianto compatto proprio come la nostra!!E non è riferita ad amianto friabile. Abbiamo nuovamente una sottovalutazione del pericolo costituito dall'amianto anche in forma compatta. Ma quello che ci ha veramente sorpreso è che si faccia riferimento ad una sentenza del TAR lombardo per rifiutare di considerare le indicazioni contenute in una una legge fatta per garantire ambiente e lavoratori e prescriveva i requisiti tecnici minimi. Il TAR ha stabilito che non c'è un generale potere regionale di stabilire livelli di tutela più elevati di quelli dettati dalla normativa statale. Il ricorso era stato fatto da una ditta che gestisce e costruisce discariche per rifiutare le prescrizioni che la Regione Lombardia aveva indicato relativamente alle caratteristiche costruttive di una discarica vicino a Brescia. In sostanza l'amministratore pubblico (ASIU) che dovrebbe avere interesse a tutelare la salute pubblica e quella dei propri lavoratori ha scelto il punto di vista del privato che tende sempre a risparmiare su investimenti che tutelano la salute dei lavoratori. Le controdeduzioni ASIU che non possiamo qui esaminare per esteso ci lasciano molto perplessi, la discarica la cui nascita è giustificata dalla necessità di mettersi al servizio delle bonifiche locali, se dovrà essere riempita entro il 2018 secondo il piano presentato alle banche, accoglierà materiali pericolosi provenienti da fuori zona, come già sta avvenendo, ed anche per la sicurezza ambientale, dei cittadini e dei lavoratori ASIU permangono molti dubbi. Aspettiamo le risposte della Regione.
Associazioni: Lavoro salute dignità, Restiamo umani; Gruppo residenti Colmata
PIOMBINO,
SABATO PROSSIMO, 28 MAGGIO, ORE 15, CENTRO GIO'
Bonifiche e discarica: perché e per che cosa?
Parliamo di amianto, rifiuti pericolosi, lavoro,
economia, salute
Siamo convinti che le
bonifiche dell'area
industriale di Piombino -
dopo decenni di incuria da
parte delle aziende titolari
degli impianti e delle
autorità responsabili dei
controlli - siano assolutamente indispensabili.
Sono indispensabili in primo
luogo per la costruzione dei
nuovi impianti Aferpi: senza
bonifiche non potranno,
infatti, partire nemmeno i
lavori di
reindustrializzazione.
Sono indispensabili per
salvaguardare gli operai che
lavorano a contatto di
sostanze non ancora neppure
adeguatamente classificate,
tra cui alcune sicuramente
pericolose. Sono
indispensabili per i
lavoratori dell'indotto, ai
quali è stato promesso che
nelle bonifiche troveranno
uno sbocco occupazionale.
Sono indispensabili per
la salute dei residenti di
Piombino, a cominciare da
quelli dei quartieri più
prossimi all'area
industriale (Colmata,
Cotone, Poggetto...), e
per la complessiva
riqualificazione ambientale
e diversificazione economica
(agricoltura e turismo di
qualità). Le
bonifiche non possono quindi
risolversi in una generica
tombatura superficiale, come
invece sembrano proporsi
Aferpi, e lo stesso Comune
di Piombino, per le aree di
rispettiva competenza, in
ossequio a una mera,
inefficace logica
economicista.
Siamo convinti, inoltre, che
l'ampliamento della
discarica di Ischia di
Crociano debba essere al
servizio delle bonifiche del
nostro territorio e debba
accogliere tutti quei
materiali che non possono
essere riciclati. Tale
ampliamento inoltre non
dovrà essere fonte di
pericolo per l'ambiente e la
salute: in questa logica
abbiamo inviato alla Regione
Toscana 11 "Osservazioni"
sul progetto della
discarica, a proposito delle
quali siamo in attesa di
risposta. Nello stesso tempo riteniamo che
i volumi della discarica
debbano essere giustificati
dalle esigenze del nostro
territorio.
Per discutere di questo, e
molto altro, stiamo
organizzando un incontro
pubblico, che si terrà nel
pomeriggio del 28 maggio al
Cantro Giovani di Piombino.
Ad esso sono
invitati i lavoratori e i
cittadini; i Sindaci e i
Capigruppo consiliari dei
Comuni della Val di Cornia;
l'Autorità portuale; i
Presidenti di Rimateria e di
Asiu; le Organizzazioni
sindacali e le
Associazioni; l'Arpat
e l'ASL; affinché
si esprimano e
contribuiscano così ad
operare le scelte migliori,
anche attraverso questa
occasione di democrazia
partecipata. Fino ad ora
hanno confermato la propria
presenza il Sindaco
di Suvereto, il Presidente
di Rimateria, la Rsu Asiu,
la Cisl, il WWF, Un'altra
Piombino, Rifondazione
comunista, Sinistra ecologia
libertà, Udc. Minoranza
sindacale-Camping CIG
aderisce all'iniziativa.
organizzano: Un gruppo di
Cittadini di Colmata;
Associazioni: Lavoro Salute
Dignità, Legambiente,
Restiamo Umani, Ruggero
Toffolutti contro le
morti sul lavoro.
Saranno
presenti anche: il Sindaco di Piombino Massimo Giuliani e
l'assessore Marco Chiarei; Luciano Gabrielli e David Romagnani
della segreteria provinciale Fiom-Cgil
Domenica 24 aprile alle 23,
troviamoci a cantare Bella ciao in piazza
Cappelletti..Per i bimbi che le guerre continuano a
strappare al girotondo del mondo. Per le persone
coraggiose che c'hanno lasciato una grande eredità
che spesso non sappiamo coltivare.
Salutiamo insieme la festa della Liiberazione.
Perchè non è e non deve essere un giorno come un
altro.
Alla seconda edizione dell'incontro proposto dalle
associazioni Ruggero Toffolutti e Restiamo umani,
hanno aderito finora Uisp, Arci, Spirito Libero,
Fiom, Centro soci Coop, Associazione Mazziniani
italiani e i musicisti Lisa Cini, Massimo Panicucci
e Federico Botti.
Letture di Mauro Carrara, Francesca Palla e Claudio
Valacchi.
L’arte
della guerra
I predatori della Libia
Manlio Dinucci
«La
Libia deve
tornare a essere un paese stabile e solido»,
twitta da Washington il premier Renzi, assicurando
il massimo sostegno al «premier Sarraj, finalmente a
Tripoli». Ci stanno pensando a Washington, Parigi,
Londra e Roma gli stessi che, dopo aver
destabilizzato e frantumato con la guerra lo Stato
libico, vanno a raccogliere i cocci con la «missione
di assistenza internazionale alla Libia».
L’idea che hanno traspare attraverso autorevoli
voci. Paolo Scaroni, che a capo dell’Eni ha
manovrato in Libia tra fazioni e mercenari ed è oggi
vicepresidente della Banca Rothschild, dichiara al
Corriere della Sera che «occorre finirla con
la finzione della Libia», «paese inventato» dal
colonialismo italiano. Si deve «favorire la nascita
di un governo in Tripolitania, che faccia appello a
forze straniere che lo aiutino a stare in piedi»,
spingendo Cirenaica e Fezzan a creare propri governi
regionali, eventualmente con l’obiettivo di
federarsi nel lungo periodo. Intanto «ognuno
gestirebbe le sue fonti energetiche», presenti in
Tripolitania e Cirenaica.
Analoga l’idea esposta su Avvenire da Ernesto
Preziosi, deputato Pd di area cattolica: «Formare
una Unione libica di tre Stati – Cirenaica,
Tripolitania e Fezzan – che hanno in comune la
Comunità del petrolio e del gas», sostenuta da «una
forza militare europea ad hoc».
È la
vecchia politica
del colonialismo ottocentesco, aggiornata in
funzione neocoloniale dalla strategia Usa/Nato, che
ha demolito interi Stati nazionali (Jugoslavia,
Libia) e frazionato altri (Iraq, Siria), per
controllare i loro territori e le loro risorse.
La Libia possiede quasi il 40% del petrolio
africano, prezioso per l’alta qualità e il basso
costo di estrazione, e grosse riserve di gas
naturale, dal cui sfruttamento le multinazionali
statunitensi ed europee possono ricavare oggi
profitti di gran lunga superiori a quelli che
ottenevano prima dallo Stato libico. Per di più,
eliminando lo Stato nazionale e trattando
separatamente con gruppi al potere in Tripolitania e
Cirenaica, possono ottenere la privatizzazione delle
riserve energetiche statali e quindi il loro diretto
controllo.
Oltre che dell’oro nero, le multinazionali
statunitensi ed europee vogliono impadronirsi
dell’oro bianco: l’immensa riserva di acqua fossile
della falda nubiana, che si estende sotto Libia,
Egitto, Sudan e Ciad. Quali possibilità essa offra
lo aveva dimostrato lo Stato libico, costruendo
acquedotti che trasportavano acqua potabile e per
l’irrigazione, milioni di metri cubi al giorno
estratti da 1300 pozzi nel deserto, per 1600 km
fino alle città costiere, rendendo fertili terre
desertiche.
Sbarcando in Libia con la motivazione ufficiale di
assisterla e liberarla dalla presenza dell’Isis, gli
Usa e le maggiori potenze europee possono anche
riaprire le loro basi militari, chiuse da Gheddafi
nel 1970, in una importante posizione geostrategica
all’intersezione tra Mediterraneo, Africa e Medio
Oriente.
Infine, con la «missione di assistenza alla Libia»,
gli Usa e le maggiori potenze europee si spartiscono
il bottino della più grande rapina del secolo: 150
miliardi di dollari di fondi sovrani libici
confiscati nel 2011, che potrebbero quadruplicarsi
se l’export energetico libico tornasse ai livelli
precedenti. I fondi sovrani, all’epoca di Gheddafi
investiti per creare una moneta e organismi
finanziari autonomi dell’Unione Africana (ragione
per cui fu deciso di abbattere Gheddafi, come
risulta dalle mail della Clinton), saranno usati per
smantellare ciò che rimane dello Stato libico.
Stato «mai esistito» perché in Libia c’era solo una
«moltitudine di tribù», dichiara Giorgio Napolitano,
convinto di essere al Senato del Regno d’Italia.
SABATO
12-3-2016 PRESIDIO DI FRONTE ALLA BASE DI CAMP
DARBY
LISTA APERTA PROMOTORI LOCALI
Rete dei Comunisti - Partito Comunista dei
Lavoratori - Partito della Rifondazione
Comunista - Eurostop Toscana - Ross@ Pisa -
Circolo agorà - La Rossa Lari - USB federazione
di Pisa - Progetto Rebeldìa - Una Citta' in
Comune Pisa - Giovani Comunisti Prc Pisa - Il
Sindacato e' un' altra cosa Pisa - Cobas Pisa -
Comitato livornese No guerra No Nato -
Laboratorio per un futuro senza guerre Viareggio
- Unione Inquilini Pisa - Movimento Liberazione
Popolare programma 101 - CSOA Casa Rossa Massa -
Comitato Fermiamo la guerra Firenze - Assemblea
fiorentina contro la guerra e la Nato -
Statunitensi contro la guerra Firenze - RSU
Ateneo fiorentino -FLC CGIL Università di
Firenze - Coordinamento Basta morti nel
Mediterraneo Firenze - Archivi della Resistenza
Circolo Edoardo Bassignani- Coordinamento
antifascista antirazzista aretino- Collettivo
Licio Nencetti Arezzo; ...
Invitiamo tutte le realtà pacifiste,
antimperialiste e antifasciste a comunicare la
propria adesione all'indirizzo
toscanacontrolaguerra@gmail.com
o ai numeri di telefono 3384014989 - 3460126412
Di seguito l'appello nazionale che lancia la
mobilitazione del 12 marzo di fronte alle basi
militari:
MOBILITIAMOCI IL 12 MARZO IN TUTTO IL PAESE
Il nostro paese è in guerra. Questo è il primo
fatto chiaro che va denunciato e su cui vogliamo
chiamare alla mobilitazione per rompere il muro
di bugie della propaganda del circo mediatico di
regime.
Siamo in guerra, assieme alla NATO e a tutto il
cosiddetto Occidente, da 25 anni. Nonostante i
milioni di morti, le devastazioni e le
migrazioni bibliche provocate da questi
interventi, il nostro come gli altri governi
progettano e organizzano nuove imprese militari.
Queste nuove imprese sono però inserite in un
quadro diverso, nella Grande Crisi che
attraversa il mondo da quasi dieci anni, nelle
crescenti frizioni che questa crisi sta
determinando tra poli e blocchi mondiali. Non
sono più semplicemente guerre neocoloniali di
espansione e stabilizzazione, ma si stanno
trasformando in guerre di egemonia e
sopravvivenza. In questo contesto, in questa
competizione tra potenze, si determinano le
guerre per procura successive alle primavere
arabe: il massacro siriano, l’espansione
dell’IS, la frammentazione della Libia, con i
suoi fronti confusi e sempre in cambiamento.
La loro guerra, come dimostrano i fatti di
Parigi, torna anche nelle nostre città, nella
nostre strade, nei nostri luoghi di ritrovo. Le
loro guerre non solo producono miseria, morte e
sconvolgimenti sociali che sono la causa
dell'esodo migratorio, ma stanno rendendo
l'Europa e il nostro paese una caserma
autoritaria, dove gli spazi di libertà e di
agibilità democratica vengono drasticamente
ridotti. La Francia ha costituzionalizzato uno
stato d'emergenza che colpisce libertà
fondamentali, nate in quel paese. Paese ove ora
per legge si toglie la cittadinanza a chi è
accusato di terrorismo e ha origini etniche e
religione diverse da quelle dei cittadini
"puri". Torna in Europa così il razzismo di
stato, mentre in Danimarca per legge si rapinano
i profughi scesi dai barconi e la Svezia si
prepara ad espellere, cioè a deportare verso
fame e morte, 80000 Migranti.
L'Unione Europea in guerra produce orrore e lo
usa per giustificare sia la distruzione della
democrazia sia le politiche di austerità. Si
possono sforare i criminali vincoli del fiscal
compact per comprare armi, ma non per costruire
ospedali o scuole. UE e Nato, austerità e guerra
sono oramai la stessa cosa.
Noi esprimiamo solidarietà e sostegno a tutti i
popoli oppressi in lotta, a partire da quello
curdo e palestinese, ma rifiutiamo la guerra e
il coinvolgimento del nostro paese in essa.
Invece la decisione del governo Renzi di
preparare e prima o poi fare la guerra in Libia
ci espone a tutti i rischi terribili che abbiamo
visto realizzarsi in altri paesi. Sempre più
pesanti e costose sono le nostre missioni
militari all'estero, da ultima quella di 1000
militari in Iraq, anche a protezione di affari
privati. Intanto il nostro territorio viene
militarizzato e avvelenato dagli strumenti di
guerra. Si installano nuove terribili bombe
termonucleari, si installano radar nocivi, si
inquinano intere aree, si organizzano
esercitazioni che mettono in prima linea intere
città. Si comprano bombardieri e altre armi di
distruzioni di massa mentre le si commercia in
tutto il mondo.
Tutto il nostro paese è sempre più coinvolto nei
danni, nei costi e nei nuovi crescenti rischi
della guerra. Per questo bisogna mobilitarsi
prima che si troppo tardi, per fermare la guerra
e le politiche di distruzione della democrazia e
dei diritti sociali che l'accompagnano. Bisogna
farlo con tutta la forza e la determinazione
possibili nel caso in cui l'Italia fosse per la
quinta volta nella sua storia trascinata in una
sciagurata guerra in Libia. Ma in ogni caso
bisogna costruire una resistenza che risponda
all'assuefazione alla guerra che ci stanno
somministrando.
È necessaria una mobilitazione diffusa e
permanente contro la guerra esterna e contro la
guerra sociale interna che banche,
multinazionali, interessi industrial militari
vogliono imporci. Bisogna che l'Italia esca
dalla NATO, alleanza che oggi non ha più alcuna
giustificazione politica e morale.
Manifestiamo per :
-La fine immediata di ogni partecipazione
italiana alle guerre in corso, con il ritiro
delle truppe da esse e il ripristino
dell'articolo 11 della Costituzione.
-Lo smantellamento delle basi e delle servitù
militari, il rispetto del trattato di non
proliferazione nucleare, la fine del commercio
delle armi.
-L'uscita dell'Italia dalla Nato e da ogni
alleanza di guerra. L'Italia deve diventare un
paese neutrale per contribuire alla pace.
-La fine delle politiche persecutorie e xenofobe
contro i migranti.
-La fine delle politiche di austerità e del
sistema di potere UE che le impone.
-La cancellazione delle leggi sicuritarie che in
tutta Europa nel nome della guerra al terrorismo
stan costruendo uno stato di polizia.
IL 12 MARZO IN TUTTA ITALIA MANIFESTIAMO CONTRO
LA GUERRA DI FRONTE ALLE BASI E ALLE SEDI DELLA
GUERRA
COORDINAMENTO CONTRO LA GUERRA, LE LEGGI DI
GUERRA, LA NATO
PROMOTORI
Aldo Silvano Giai , Nicoletta Dosio, Fulvio
Perini, Alberto Perino, Bianca Riva, Cellerina
Cometto, Mira Mondo, Eugenio Cantore, Eleonora
Cane, Claudio Cancelli, Valentina Cancelli,
Domenico Bruno, Franco Olivero Fugera, Italo Di
Sabato, Valentina Colletta, Emanuele D'Amico,
Danilo Ruggieri, Manuela Palermi, Ernesto
Screpanti, Nella Ginatempo, Fabio Frati,
Fabrizio Tomaselli, Stefano Zai, Giorgio
Cremaschi, Gianpietro Simonetto, Emiddia Papi,
Mauro Casadio, Aldo Romaro, Paola Palmieri,
Francesco Olivo, Michele Franco, Sergio Cararo,
luigi Marinelli, Franco Russo, Ugo Boghetta,
Sandro Targetti, Bruno Steri, Leonardo Mazzei,
Francesco Piccioni, Marco Santopadre, Selena
Difrancescoantonio, Marco Tangocci, Giovanni
Bacciardi, Vasapollo Luciano, Valter Lorenzi,
Antonio Allegra, Dino Greco, Beppe Corioni,
Moreno Pasquinelli, Guido Lutrario, Loretta
Napoleoni, Gualtiero Alunni, Anastasi Dafne,
Nico Vox, Carlo Formenti, Dario Filippini,
Antonella Stirati, Maria Pia Zanni, Lorenzo
Giustolisi, Sabino Derazza, Enzo Miccoli,
Loredana Signorile, Mara Manzari, Roberto
Vallocchia, Monica Natali, Luca Massimo Climati,
Laura Scappaticci, Patrick Boylan, Sergio
Bellavita, Ezio Gallori,
Movimento NO TAV, Piattaforma Sociale Eurostop,
Unione sindacale di Base, Centro Sociale 28
Maggio Brescia, Ross@, Campagna Noi Restiamo,
Fronte Popolare, Noi Saremo Tutto, City Strike
Genova NST, Collettivo Putilov Firenze, Rete
NoWar, Economia per i Cittadini, Contropiano,
Partito Comunista d’Italia, Rifondazione
comunista Molfetta, Programma 101, Rete dei
Comunisti, Associazione per la ricostruzione del
Partito Comunista, Partito della Rifondazione
Comunista, Partito Comunista dei Lavoratori, NO
MUOS Milano, Comitato Difesa Sociale Cesena,
Circolo agorà di Pisa, Comitato NO GUERRA NO
NATO Brescia, Area Opposizione Cgil, Sinistra
Anticapitalista, Carc.
L'Associazione Restiamo Umani invita a
partecipare alla
riunionecontro
la nuova guerra di Libia in preparazione
anche da parte del governo italiano, riunione
che si svolgerà
martedì
prossimo, 16 febbraio alle 17 presso il Centro
Giò, Piombino.
Sono invitate tutte le persone, le realtà
associative e culturali, le forze sociali e
politiche, le comunità dei migranti e quelle
religiose, che condividono il nostro pensiero
contro la guerra del terrorismo e contro il
terrorismo della guerra, per la solidarietà con
i migranti e la pace disarmata nella giustizia
fra i popoli.
Scopo della riunione, costruire insieme una
iniziativa pubblica su questi temi a Piombino.
Tredici anni fa, il 15
febbraio 2003, alla vigilia dell’attacco
all’Iraq, più di venti milioni di persone
inondarono le piazze di molte città del mondo
per dire no alla guerra, no a tutte le guerre.
Roma vide la manifestazione più grande, tre
milioni di persone. Ancora una volta i governi,
compreso quello italiano, non ascoltarono la
voce dei cittadini. Per tredici anni abbiamo
visto la guerra, il
terrorismo, la violenza crescere nel mondo in
una spirale che sembra senza fine. I cittadini
dovrebbero oggi far sentire ancora più forte la
voce della pace, e imporre ai governi di
rispettare questa volontà. E’ possibile un mondo
in cui gli uomini smettano di uccidersi, sta a
tutti e ciascuno di noi costruirlo, certo non ci
verrà regalato dai mercanti di morte né dalla
politica che ne segue gli interessi.
Gino Strada.
Riprendiamo qui il testo integrale dell'articolo di
Rossana Rossanda "Una guerra ingiusta ma utile?"
pubblicato il 28 novembre 2015 su «Sbilanciamoci.info»
(www.sbilanciamoci.info)
Vedo che la «guerra giusta» di Norberto Bobbio,
contro la quale ci eravamo battuti, riappare
travestita da guerra «utile», ma non è una gran
trovata. Utile per chi? Ogni guerra è sempre utile a
una delle due parti in causa, almeno a breve
termine, quindi il giudizio di valore va sempre
spostato sulla causa del conflitto, mentre il metodo
di risolverlo con una guerra va sempre rifiutato.
Ricordiamoci di come apparve la seconda guerra
mondiale a Gandhi e a molte parti del mondo non
occidentale; se si è contro la guerra, non è
possibile una guerra giusta, la guerra va misurata
non nei termini dei rapporti di forza che ha
prodotto, ma va rifiutata sempre per la quantità di
vittime che produce.
Non è semplice, perché - per esempio - io non tendo
a definire «ingiusta» la seconda guerra mondiale
perché i milioni di morti da ambedue le parti
l'hanno subita; eppure, per la mia generazione,
sulla vita dei cittadini i governi non dovrebbero
aver potere di vita o di morte (come nel caso della
soppressione della pena di morte).
In verità, per le guerre questo potere gli è
lasciato - e non dovrebbe esserlo con l'argomento
per cui Daesh non si potrebbe danneggiare o
sconfiggere in altro modo, anche perché si tratta di
un nemico diffuso e meno esposto di quanto non sia
un paese con il suo stato, con un territorio preciso
dove si dispiegano eserciti, fortificazioni,
industrie militari, sistemi di trasporto. In realtà,
anche Daesh è più presente e concentrato in certi
territori e, soprattutto, i mezzi militari gli sono
forniti nientemeno che dall'Occidente, al più
attraverso la mediazione di un altro paese. Nel caso
della Turchia questa mediazione non è necessaria
perché nella coalizione internazionale contro Daesh
nessun altro stato partecipa alla guerra contro i
curdi, che per Ankara sono il principale nemico. Il
lancio di un missile turco contro l'aereo militare
della Russia, che è in guerra contro Daesh ma non
contro i curdi, ne è un segnale minaccioso,
tranquillamente sopportato dall'Occidente.
In verità, la guerra nel Medio Oriente ha presentato
e presenta sovente, a partire dall'Afghanistan,
diversi fronti, anche in parte nascosti, aspetto che
non è l'ultima delle sue specificità; essa mette in
rilievo le ragioni per cui il più vasto movimento
pacifista dei tempi recenti le è nato contro. E non
solo i civili ne sono regolarmente le vittime (a
ogni attacco, specie aereo) ma, come in tutti i
conflitti con una forte componente ideologica, le
parti non corrispondono nettamente a un territorio
ben definito. Insomma, il carattere particolarmente
brutale e non giustificabile delle guerre è qui
singolarmente evidente.
La Francia, non contenta del disastro senza via di
uscita provocato in Libia dall'ignoranza di Sarkozy,
reitera errore e vittime in Siria attirandosi
addosso - a proposito di guerre «utili» - l'attacco
di quella parte del Daesh come movimento che filtra
anche sul territorio dell'Europa occidentale, figlio
non soltanto (anche se in buona parte) del disagio
sociale, ma di una disperazione più interiorizzata e
profonda che ha portato sinora giovani francesi e
belgi a concludere le azioni omicide attivando le
cinture esplosive e togliendosi la vita. Non ci si
racconti che attendevano di essere accolti
nell'aldilà da centinaia di vergini vogliose;
disperavano della vita in terra, senza nulla che le
dia un senso umano o sovrumano. Manca nel nostro
mondo il solo elemento in grado di sconfiggere Daesh,
cioè un senso umano o oltre umano che non sia il
successo nel denaro, che non a caso essi bruciano, o
lo spettacolo inteso in senso proprio come
distrazione dal reale.
Amici e nemici (veri e finti) dello Stato islamico
Dal sito di «Limes», che anticipa alcuni contenuti
del nuovo numero in edicola dal 4 dicembre (La
strategia della paura), segnaliamo l'ottima cartina
che permette di visualizzare chi combatte davvero lo
Stato islamico, chi lo sostiene e lo foraggia e chi
lo combatte (per finta) oggi, mentre fino a ieri lo
ha a vario titolo «sponsorizzato»:
La necessità di riformare la realtà sanitaria italiana
ed anche toscana trova unanimità di consensi, sia tra i
cittadini, sia tra gli operatori. La legge che istituì
il sistema sanitario nazionale è stata sempre più
disattesa in quelle che erano alcune delle sue
principali prerogative: prevenzione; equità delle
prestazioni verso tutti i cittadini; cura e
rieducazione:
la
prevenzione non trova applicazione sul piano
di una vera educazione comportamentale, lasciata
ad iniziative sporadiche e non programmate, per
cui alimentazione, alcool, fumo, vita sessuale,
uso di sostanze psicotrope , dei farmaci, sempre
più spesso sono alla mercé delle mode
pubblicitarie; peggio ancora se guardiamo
ambiente e salute negli ambienti di lavoro.
a proposito di equità, con l'introduzione dei
tickets, vera tassa sulla malattia, si è di
fatto discriminato il malato dal sano, rendendo
il primo ....becco e bastonato. E, pure in
Toscana, ciò ha dato una notevole spinta a
suddividere la sanità pubblica dalla privata ,
a tutto vantaggio dei privati, dove sempre
più è conveniente rivolgersi per chi può
permetterselo, soprattutto per abbreviare i
tempi biblici degli appuntamenti per visite ed
esami presso le strutture pubbliche.
cura e riabilitazione sono diventati una
chimera.
I vari tentativi
della Giunta Rossi hanno prodotto solo cortine
fumogene. Società della salute , casa della salute,
aggregazioni funzionali territoriali, ospedale per
intensità di cure,
cronic care model, se in alcune realtà regionali
hanno mosso qualche passo ed ottenuto dei successi,
per la gran parte del territorio sono rimaste sigle
sulla carta, specialmente in Val di Cornia. In tale
ottica si inserisce l'attuale riforma, la legge
regionale n. 28/2015,
tesa a ridurre le ASL a 3 macrozone , senza un
reale piano di ristrutturazione che comporti una
revisione del rapporto ospedale-territorio,
dell'intero percorso che il cittadino ha i diritto
di aspettarsi, da quando vuole preservare la sua
salute a quando deve prendersene cura perché
ammalato.
Per non
contribuire ad un'ulteriore perdita di tempo, per
dire no ad una riforma che non riforma e cominciare
invece a ridare centralità alla sanità pubblica,
l'associazione Restiamo Umani invita tutti a
firmare al più
presto la richiesta di referendum per abolire la
legge 28/2015
e far sì che abbia successo. Ognuno può farlo presso
i banchetti organizzati in città dai promotori, cui
va il ringraziamento convinto di Restiamo Umani.
Piombino, continua il
confronto sulle misure a sostegno dei lavoratori
e per il monitoraggio delle condizioni di
sicurezza e ambientali.
31 agosto 2015 alle ore 21 le associazioni
Legambiente, Lavoro, salute e dignità, Restiamo
umani e "Ruggero Toffolutti" incontrano i
capigruppo consiliari.
Nella sede dell'associazione "Ruggero Toffolutti"
, via XX Settembre, 62. All'angolo per il
Castello.
NOI SIAMO SOLIDALI CON IL
POPOLO GRECO
per l'Europa dei popoli, contro il potere
antidemocratico del capitale finanziario (Fondo
monetario internazionale, Banca mondiale, Banca centrale
europea...) e i governi europei ad esso asserviti (v.
Merkel e non solo): costoro temono il contagio greco! La
loro politica ci conduce inesorabilmente alla miseria
(vedi privatizzazione di sanità pensioni scuola, di beni
comuni come l'acqua...) e alla guerra (vedi Libia,
F35... ).
Vogliamo aiutare politicamente e materialmente il popolo
greco , che a tutti i popoli d'Europa ha regalato il
fondamentale messaggio di democrazia con il suo
referendum.
SABATO 18 LUGLIO DALLA 9.30 ALLA 12 PRESSO COOP SALIVOLI,
PIOMBINO
RACCOLTA DI GENERI ALIMENTARI E DI BASE, FARMACI DI BASE
ECCETERA,
nel quadro della Campagna Internazionale Solidarity4All.
SEL, PRC, STATO D'EMERGENZA, UN'ALTRA PIOMBINO,
SÌ-TOSCANA A SINISTRA, L'ALTRA EUROPA CON TSIPRAS,
LEGAMBIENTE, ASS. RESTIAMO UMANI, ASS. ITALIA-CUBA
FERMIAMO LA STRAGE SUBITO !
SALVARE VITE UMANE, PROTEGGERE LE PERSONE, NON I CONFINI!
Oltre 900 morti nel
Mediterraneo nella notte tra sabato 18 aprile e
domenica, a 60 miglia dalle coste libiche. È il più
grande sterminio in mare dal dopoguerra. Questo è un
giorno di svolta. A partire da oggi occorre mettere
la parola urgenza, al posto di emergenza.
Bisogna dare alla realtà il nome che merita: siamo
di fronte a crimini di guerra e sterminio in tempo
di pace.
Il crimine non è episodico ma ormai sistemico, e va
messo sullo stesso piano delle guerre e delle
carestie acute e prolungate. Il Mar Mediterraneo non
smette di riempirsi di morti: cominciò con il
naufragio di Porto Palo, il giorno di Nataledel
1996, con 283 vittime, seguito tre mesi più tardi
dal naufragio della Katër i Radës, in cui
oltre cento profughi albanesi annegarono nel canale
di Otranto. Lo sterminio dura da almeno 18 anni: più
delle due guerre mondiali messe insieme, più della
guerra in Vietnam. È indecenza parlare di “cimitero
Mediterraneo”. Parliamo piuttosto di fossa
comune: non c’è
lapide che riporti i nomi dei fuggitivi che abbiamo
lasciato morire.
Le azioni di massima urgenza che vanno intraprese
devono essere, tutte, all’altezza di questo crimine,
e della memoria del mancato soccorso nella prima
parte del secolo scorso. Non sono all’altezza le
missioni diplomatiche o militari in Libia, dove –
anche per colpa dell’Unione, dei suoi governi, degli
Stati Uniti – non c’è più interlocutore statale.
Ancor meno lo sono i blocchi navali, gli aiuti alle
dittature da cui scappano i richiedenti asilo, il
silenzio sulla vasta destabilizzazione nel
Mediterraneo – dalla Siria e l’Iraq alla Palestina,
dall'Egitto al Marocco – di cui l’Occidente è
responsabile da anni.
Le azioni necessarie nell’immediato, eccole:
1. Urge togliere alle mafie e ai trafficanti il
monopolio sulle vite e le morti dei fuggitivi, e
di conseguenza predisporre vie legali di fuga
presidiate dall’Unione europea e dall’Onu. I
trafficanti non sono la radice del male, ma un
suo sintomo.
2. Urge organizzare e finanziare interventi di
ricerca e salvataggio non solo lungo le coste
europee ma anche in alto mare, come faceva Mare
Nostrum e come ha l’ordine di non fare Triton -
anche se rifinanziata. Questo, nella
consapevolezza che la stabilizzazione del caos
libico non è ottenibile nel breve-medio periodo.
3. Urge che gli Stati
europei collaborino lealmente a tale scopo (art.
4 del Trattato dell’Unione), smentendo quanto
dichiarato da Natasha Bertaud, portavoce della
Commissione di Bruxelles: “Al momento attuale,
la Commissione non ha né il denaro né l’appoggio
politico per predisporre un sistema di tutela
delle frontiere, capace di impegnarsi in
operazioni di search
and rescue”.
Risorse che invece si trovano per operazioni di
polizia europea (Mos Maiorum,Amber
Light,Jot Mare) e per le spese
militari. Una frase che ha il cupo suono
dell’omissione di soccorso: un reato contro la
persona, nei nostri ordinamenti giuridici.
4. Occorre che l’Onu stessa decida azioni
d’urgenza, e che il Consiglio di sicurezza
fronteggi il dramma con una risoluzione. Se i
crimini in mare somigliano a una guerra o a
carestie nate dal tracollo diffuso di strutture
statali nei paesi di transito o di origine, non
vanno esclusi interventi dei caschi blu,
addestrati per il search and rescue. I
soccorsi e gli aiuti agli affamati e sfollati
sono una prassi sperimentata delle Nazioni
Unite. Sia oggi applicata al Mediterraneo.
5. Occorre rivedere al più presto i regolamenti
di Dublino. Con una sentenza del 21 dicembre
2011, la Corte di giustizia europea a
Lussemburgo e la Corte europea dei Diritti
dell’uomo (Ricorso Sharifi contro Italia
e Grecia) pongono come condizione essenziale per
procedere al trasferimento l’aver positivamente
verificato se il migrante corra il rischio di
essere sottoposto a trattamenti inumani e
degradanti. Si tratta di un vero e proprio
obbligo di derogare ai criteri di competenza
enumerati nelle norme di Dublino.
6. Con la medesima tempestività, occorre tener
conto che i paesi più esposti ai flussi
migratori sono oggi quelli del Sud Europa
(Grecia, Italia, Cipro, Malta, Spagna): gli
stessi a esser più colpiti, dopo la crisi
iniziata nel 2007-2008, da politiche di drastica
riduzione delle spese sociali (che includono
l’assistenza e il salvataggio di migranti e
richiedenti asilo). Il peso che ingiustamente
grava sulle loro spalle va immediatamente
alleviato.
7. Occorre pensare a un sistema di accoglienza
in Europa che garantisca il diritto fondamentale
all’asilo, con prospettive di reinsediamento nei
Paesi disponibili, nel rispetto della volontà
dei rifugiati.
8. Infine, la questione tempo. È finito il tempo
della procrastinazione, e delle ambiguità che
essa consente. È dall’ecatombe di Lampedusa che
Governi e Parlamenti in Europa preconizzano
un’organica cooperazione con i paesi di origine
e di transito dei fuggitivi, al fine di
“esternalizzare” le politiche di search and
rescue e di asilo. Il Commissario
all’immigrazione Avramopoulos ha addirittura
auspicato una “cooperazione con le dittature”,
dunque il ricorso ai respingimenti collettivi
(vietati dalla Convenzione di Ginevra sullo
statuto dei Rifugiati del 1951, art. 33, e dagli
articoli 18 e 19 della Carta europea dei diritti
fondamentali). Non c’è tempo per costruire dubbie
relazioni diplomatiche – nei cosiddetti processi
di Rabat e Khartoum – perché i fuggitivi sono in
mare qui e ora, e qui e ora vanno salvati: sia
dalla morte, sia dalle mafie che fanno soldi
sulla loro pelle e riempiono un
vuoto di legalità che l’Unione deve colmare
senza più rinvii. È adesso, subito, che bisogna
organizzare un’operazione di salvataggio
dell’umanità in fuga verso l’Europa.
Primi firmatari:
Barbara Spinelli, eurodeputato, gruppo GUE-Ngl,
Alessandra Ballerini, Sandra Bonsanti, Lorenza
Carlassare, Erri De Luca, Roberta De Monticelli,
Maurizio Ferraris, Stefano Galieni, Domenico
Gallo, Paul Ginsborg, Daniela Padoan, Francesco
Piobbichi, Marta Pirozzi, Annamaria Rivera,
Alberto Vannucci, Fulvio Vassallo Paleologo,
Guido Viale, Gustavo Zagrebelsky, Libertà e
Giustizia
L'Associazione
Restiamo Umani partecipa alla festa del 1° maggio 2015 promossa
dall'Associazione “Ruggero Toffolutti” contro le morti sul
lavoro
Lettera a una madre (1968)
Mamma,
comprendimi
fin d'ora:
dovrai ben comprendermi,
un giorno,
anche gli altri dovranno.
M'avresti capita
di certo
se fossi fuggita con un amante:
sei una sentimentale,
e all'età mia queste fughe
finiscono in marcia nuziale.
Avresti compreso
se me ne fossi andata
perché volevo diventare
una stella
della televisione
pagata un milione per sera:
Non me ne sono andata
per guadagnare molti soldi
né per vivere un romanzo
rosa:
ti ho lasciata
per qualcosa che credo
sia giusto.
Ascoltami, madre
della mia infanzia,
il tuo volto ansioso
presso il mio letto,
madre sfinita, madre
di guai,
e di commissioni,
madre piena di preoccupazioni,
madre di quattro figli
lunghi da portare,
madre straniera a tutto
quello che ero, eppure
madre che mi capiva
senza capire.
Non essere dalla parte della polizia,
dalla parte della borghesia,
non è la tua parte, quella,
madre dalla sporta
pesante,
dal portamonete
leggero,
dalle mani che emanano
decenni di rigovernatura,
di spazzatura, di minestra di verdura,
con le tue paure di moglie
d'impiegato
che può essere licenziato
da un giorno all'altro.
Mamma, vorrei
parlarti
come ti parlo di lontano.
Ti voglio bene, lo sai,
anche se non tornerò
mai, mai più, a casa.
Mamma, perdonami
di non aver sposato
il ragazzo del quarto piano
che aveva un bell'avvenire assicurato
all'Esattoria Comunale.
Perdonami per la veste nuziale
che non potrai
comperarmi.
Non sono quella
che sognavi,
ma non sono nemmeno
quella che tu piangi.
Sono una figlia
come tante altre:
una sconosciuta
che ti somiglia
e fa una vita
che non ti piace.
Siamo tutti così,
per i genitori,
ma per ogni figlio
la propria madre
è una madre straordinaria.
Mamma, addio, o arrivederci,
come vorrai.
Puoi sempre chiamarmi
da Marion: lei sa
dove trovarmi.
Ti voglio bene, mamma,
come possiamo amare
oggi: senza commozione
e senza pietà. Alba De Cespedes
I colori dei mestieri
Io so i colori dei
mestieri:
sono bianchi i panettieri,
s’alzano prima degli uccelli
e han la farina nei capelli;
sono neri gli spazzacamini,
di sette colori son gli imbianchini;
gli operai dell’officina
hanno una bella tuta azzurrina,
hanno la mani sporche di grasso:
i fannulloni vanno a spasso,
non si sporcano nemmeno un dito,
ma il loro mestiere non è pulito. Gianni Rodari
Le associazioni
Ruggero Toffolutti
contro le morti sul lavoro e
Restiamo Umani
invitano cittadini e associazioni a ritrovarsi in piazza
Verdi a Piombino venerdì 24 aprile per salutare la
Liberazione cantando insieme
Bella Ciao.
Appuntamento intorno alle 22,30, al termine dello
spettacolo sulla vita della partigiana Norma Parenti,
realizzato da Lotus e organizzato dal Comune al
Rivellino. Due iniziative
distinte,
ma in qualche
maniera
complementari. Cantare insieme
Bella ciao sarà pure
il modo per “connettersi” idealmente con tante altre
persone in giro per l'Italia, che stanno raccogliendo
l'invito lanciato sul web da Maso Notarianni.
21
aprile 2015
Associazione
Ruggero Toffolutti
contro le morti sul lavoro
Dietrich
Bonhoeffer (1906-1945) fu un pastore
e teologo cristiano protestante
tedesco, animatore della chiesa
confessante di base antinazista,
poeta e scrittore; Bonhoeffer fu
impiccato dalla Gestapo per avere
partecipato ad uno dei tentativi
della Resistenza volto ad eliminare
Hitler. Uno dei più limpidi e
profondi testimoni del Vangelo nel
Novecento.
Ferrario insegna teologia sistematica
alla Facoltà teologica valdese di Roma,
ne è l'attuale decano. E' un esperto di
livello europeo, non solo sulla figura
di Bonhoeffer, impegnato pure nel
movimento ecumenico per l'unità dei
cristiani.
Laura Gusella è una
monaca cattolica, attenta e innovativa
biblista, spesso chiamata a sostenere
varie comunità di fede nello studio
della Scrittura. Fa parte della
Fraternità monastica Marànathà, che
opera da tempo a Piombino, sensibile
anch'essa alle relazioni ecumeniche.
Per ricordare , insieme alla sua famiglia, l'operaio
Giuseppe Pecoraro, morto dieci anni fa sul porto di Piombino. E tutti gli
eroi-non eroi che hanno subìto e subiscono la stessa sorte. Qua come altrove.
La mostra ideata da Yuri Leoncini per ricordare lo
zio Giorgio, politico e amministratore di Sinistra, è stata realizzata
dall'associazione Ruggero Toffolutti con il patrocinio della Regione Toscana,
della Provincia di Livorno, dei Comuni della Val di Cornia e di Unicoop Tirreno.
Questo allestimento è patrocinato dal Comune di
Follonica.
Inaugurazione venerdì 27 alle 15,30
Sabato 28 e domenica 29 apertura dalle 10 alle 12 e
dalle 15,30 alle 19.
Dal settembre 2009 ad oggi, la mostra è stata
allestita circa 60 volte in varie regioni.
Comunicato Stampa
del 21
marzo 2015
Lavoro,
ambiente, salute e sicurezza: dopo
l’incontro pubblico del 6 marzo scorso al
Perticale e i recenti sviluppi, le
associazioni promotrici tornano
sull’argomento per produrre un ulteriore
contributo di riflessione. Rileviamo che
dall'incontro del 19 marzo al Mise, non solo
non emerge ancora il piano industriale di
Cevital, con numeri e tempi definiti, ma
tanto meno il progetto industriale
strategico. E cioè con quali nuove
produzioni di elevata qualità, e quali
moderni “pacchetti” di servizi connessi alle
forniture dei propri prodotti, l'azienda
intenda, ben oltre il periodo di prova,
rientrare sul mercato, senza ripiombare a
breve nella spirale di perdite milionarie
che ha travolto la gestione Lucchini prima,
e quella Severstal poi.
Da questo
dipende il futuro dei posti di lavoro.
Rendere pubblico finalmente da parte delle
istituzioni (Governo, Regione, Comune )
almeno l'ordine di grandezza della
fideiussione, versata da Cevital per
opzionare le acciaierie, rappresenterebbe un
elemento di chiarezza per capire se e in
quale misura l'azienda faccia sul serio;
oppure se, per esempio, non punti
furbescamente soprattutto a stabilire a
Piombino un avamposto portuale e logistico
per commercializzare in Europa i prodotti
agroalimentari algerini e le proprie
attività marittime, senza un vero impegno di
lungo termine nel polo siderurgico. Anche
sull’investimento agroalimentare prospettato
a Piombino, permane un'analoga
indeterminatezza, che non fa ben sperare per
l'agricoltura di qualità che si va facendo
faticosamente strada in Val di Cornia.
Solo alla luce di tutto ciò si può realmente
valutare che cosa aspetta i dipendenti
diretti e quelli dell'indotto, molti dei
quali stanno già precipitando nel vuoto di
prospettive (per esempio, lavoratori Harsco,
mense e pulizie). Chiarezza e trasparenza
indispensabili anche sul numero delle
persone riassorbite tra i diretti su
contratto, retribuzione, diritti e tutele
poiché non è affatto fugata la minaccia di
una qualche lista di proscrizione contenente
nomi di indesiderabili. E ancora, con quale
percorso e tempistica i lavoratori
dell'indotto, in base all'accordo di
programma, verranno reimpiegati nelle
bonifiche ambientali, sempre invocate ma mai
avviate? Dunque, il prolungamento degli
ammortizzatori sociali (contratti di
solidarietà soprattutto), in questa fase di
transizione verso una concreta e qualificata
ripresa delle attività industriali, è uno
strumento indispensabile per dare respiro ai
lavoratori, alle loro famiglie, alle altre
attività economiche. In questo clima, le
associazioni ritengono negativo il mancato
coinvolgimento dei sindacati sia
nell'incontro al Mise, sia nel convegno del
28 marzo prossimo, quantomeno in qualità di
relatori. Rispetto allo stato degli
impianti e al prolungato fermo produttivo,
le associazioni chiedono che siano messe
nero su bianco le garanzie di controlli
stringenti sulla sicurezza e sul rispetto
dei parametri di tutela ambientale.
Infine, rilanciano la proposta, emersa
nell'assemblea del 6 marzo, che i passaggi
cruciali della vicenda siano discussi in
assemblea generale di tutti i lavoratori
interessati. Analogamente, ricordano al
sindaco di Piombino l'impegno assunto nella
stessa sede di promuovere la riunione
congiunta dei consigli comunali almeno della
Val di Cornia, aperti ai lavoratori e ai
cittadini, e invitano gli altri sindaci a
manifestare la propria disponibilità.
Associazione Restiamo
umani Associazione Ruggero Toffolutti
contro le morti sul lavoro Lavoro salute
dignità Legambiente
COMUNICATO STAMPA
Un punto sulle
Acciaierie e l’indotto, sulle implicazioni della
situazione del polo siderurgico e delle sue
prospettive in fatto di occupazione, ambiente,
salute e sicurezza. Questo è il tema individuato
dalle associazioni «Restiamo Umani», «Ruggero
Toffolutti contro le morti sul lavoro»,
«Lavoro,salute e dignità» e Legambiente per
l'incontro pubblico fissato per venerdì 6 marzo alle
21 nella sala del quartiere al Perticale, in via
Lerario.
Sono stati invitati ad intervenire il Sindaco di
Piombino e i capigruppo consiliari, le
organizzazioni sindacali dei metalmeccanici e dei
servizi, i rappresentanti del lavoro autonomo (Cna,
Confesercenti, Confcommercio), il collettivo
studentesco «Tre passi avanti». Introdurrà Adriano
Bruschi, mentre il giornalista del Tirreno,
Cristiano Lozito, stimolerà il dibattito con le sue
domande.
Hanno già confermato la propria
partecipazione il Sindaco Massimo Giuliani, il
presidente provinciale Cna (Diego Nocenti),Vincenzo
Renda (Uilm), Luciano Gabrielli (Fiom) Giancarlo
Chiarei (Slai Cobas), Sabrina Nigro (Ugl), i
capigruppo di Rifondazione (Fabrizio Callaioli), Pd
(Ilvio Camberini), Ascolta Piombino (Riccardo
Gelichi), Movimento Cinque stelle (Daniele
Pasquinelli), Un'Altra Piombino (Marina Riccucci),
Francesco Ferrari (Lista Ferrari-Forza Italia). Ci
sarà anche il Sindaco di Suvereto, Giuliano Parodi.
le associazioni promotrici
Associazione Restiamo
umani Associazione Ruggero Toffolutti contro le morti sul lavoro
Lavoro salute dignità Legambiente